
CASSANO MAGNAGO – Inchiesta Cassano Magnago: il pubblico ministero Nadia Calcaterra chiude un’altra posizione. E’ quella di Giuseppe Filoni (coinvolto anche nell’inchiesta Mensa dei poveri), legale rappresentante di Effecinque Società Cooperativa. Dopo Antonio Frascella, ex amministratore unico di Sieco, che ha chiuso a due anni, Filoni ha patteggiato a un anno e sei mesi.
I reati contestati
La posizione di Filoni, del resto, era direttamente collegata a quella di Frascella. Il legale rappresentante di Effecinque Società Cooperativa era infatti indagato, in concorso con l’ex amministratore unico di Sieco, per aver affidato «In assenza di procedure ad evidenza pubblica e di alcun contratto scritto» ad Effecinque il servizio di montaggio e smontaggio dei tabelloni elettorali a Castellanza (per un compenso pari a 39mila euro), i cui lavori di posa, per un compenso di quasi 23mila euro, Filoni aveva a sua volta subappaltato ad altra impresa, ovvero a quella San Giorgio Costruzioni Componenti srl, di cui Frascella era amministratore e socio.
Patteggia a un anno e 6 mesi
Secondo l’accusa i due, mediante collusione, avrebbero modificato le «Modalità di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione» in modo da “veicolare” opportunamente l’affidamento da parte di Sieco dei servizi di gestione dei centri comunali di raccolta dei rifiuti, di assistenza allo spazzamento stradale e di svuotamento cestini. Con il patteggiamento (che dovrà essere ratificato) Filoni chiude la vicenda.
Le altre posizioni
Archiviato il filone d’inchiesta “Lidl”, che vedeva tra gli indagati l’ex sindaco di Gallarate Nicola Mucci e l’attuale vicesindaco do Cassano Magnago Osvaldo Coghi, restano aperte le posizioni del sindaco di Cassano Nicola Poliseno, al quale l’autorità giudiziaria contesta una truffa ai danni dello Stato inerente richieste per ottenere l’erogazione della cassa integrazione, durante il periodo Covid, per l’unica dipendente del suo studio di commercialista. Richieste andate a buon fine: stando a quanto ricostruito dagli inquirenti (l’inchiesta vede in campo la Guardia di Finanza) la dipendente in questione avrebbe però continuato a lavorare nonostante fosse formalmente in cassa., oltre a quelle di Antonio Giso, Roberto Carluschi, Gianluca Quartesan e Mauro Moranzoni.