Cassano, figlio picchia la madre: «Va rieducato o sarà ancora un pericolo»

CASSANO MAGNAGO – «Giusto scontino la pena, ma vanno rieducati. Altrimenti aumentiamo il fattore pericolo». Cinzia Di Pilla, coordinatrice di E.Va Onlus, il centro antiviolenza di Busto comune capofila della rete antiviolenza territoriale che proprio ieri ha ricevuto un riconoscimento dall’amministrazione , apre a una riflessione fondamentale. Lo spunto arriva dall’ultimo fatto di cronaca: un diciassettenne cassanese arrestato per aver maltratto la madre e con un preoccupante pensiero racchiuso in una frase pronunciata dal ragazzo: «Le donne devono ubbidire. Devi fare quello che dico io altrimenti ti ammazzo. Fanno bene in Arabia dove le donne le frustano».

Partire dai più giovani

Ora l’episodio, che Di Pilla non analizza nel merito «Ci sono delle indagini in corso», certo offende, forse fa rabbia di sicuro preoccupa. Per tanti motivi. Il primo: la giovane età dell’arrestato. Un ragazzo che ha iniziato a maltrattare la madre da sedicenne. «Da tempo segnaliamo che l’età media degli abusanti va abbassandosi», spiega Di Pilla che, nonostante si trovi in Puglia, continua a lavorare h24 perché il fatto che nell’ultimo fine settimana «Abbiamo avuto tre arresti per violenza di genere in due giorni deve essere un campanello d’allarme forte». Si parte in prima battuta da un fatto: serve in Italia una rivoluzione culturale. «Il modo di considerare le donne è un fatto culturale – spiega Di Pilla – In un Paese dove ancora si mette in discussione il diritto di una donna ad abortire e sino a qualche decennio fa esisteva il diritto d’onore. E’ una battaglia difficile. Lo vediamo anche nelle scuole, quando facciamo formazione tra i ragazzi. Ci sono scuole, come la Olga Fiorini, dove grazie a un team di insegnanti preparati i ragazzi interagiscono, aprono le loro menti. In altri istituti incontriamo ragazzini di 15 anni che dicono che la sorellina con la minigonna non deve uscire di casa. Ecco, questo è un dato preoccupante».

Punire ma soprattutto rieducare

Sul caso Cassano Di Pilla precisa: «Siamo in una situazione particolare. Il ragazzo ha una dipendenza da sostanze stupefacenti. Va tutto calato nel giusto contesto ma la frase sull’Arabia è preoccupante. Che un diciassettenne nel 2019 abbia questa concezione delle donne deve preoccupare e molto». Di Pilla sfata un altro stereotipo. Ovvero che gli abusanti siano tutti stranieri. Il giovane cassanese è italiano: «Non solo – dice la coordinatrice di E.Va Onlus – Dei 196 casi di violenza di genere di cui ci siamo occupati quest’anno 125 hanno visto un abusante italiano. E’ un fatto culturale che riguarda noi». E punire e buttare la chiave, come ieri in molti invocavano sui social non è sufficiente. «Non è nemmeno inutile, è pericoloso – spiega Di Pilla – Capiamoci: l’abusante deve avere una pena severa e deve scontarla tutta sino in fondo. Ma durante questo periodo deve essere anche e soprattutto rieducato (la rieducazione è la finalità della pena in Italia, tra l’altro) altrimenti uscirà dal carcere ancora più violento. Avrà conosciuto realtà che potrebbero averlo indurito ancora di più. E se non tornerà a far del male alla stessa donna toccherà a un’altra. Se questo diciassettenne non sarà rieducato dopo aver scontato la pena si comporterà con la moglie o la figlia come ha fatto con la madre. E’ possibile recuperarlo. Dobbiamo rieducare questo ragazzo, ma dobbiamo farlo anche con gli adulti. Altrimenti non faremo altro che aumentare il pericolo per altre vittime».

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