L’ex chiesa di San Giulio tra mosaici e sculture. A Cassano la mostra di Tozzo e Amaral

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CASSANO MAGNAGO – Sarà inaugurata sabato 16 ottobre, alle 16, nella ex chiesa di San Giulio a Cassano Magnago, l’esposizione di Ivan Tozzo e Ivone Amaral, curata da Emanuela Rindi. Il titolo della mostra, “L’incontro”, rivela la forte affinità che i due artisti hanno scoperto aldilà della differenza, apparentemente inconciliabile, delle tecniche in cui sono specializzati. Seguendo un percorso insolito che si snoda tra mosaici e delicate opere su carta, sculture e disegni a china, visioni fantastiche di un futuro possibile e geometrie ispirate ai mandala, ironici riferimenti neopop e complessi decori floreali, il visitatore potrà sperimentare quel fine gioco intellettuale che porta a ricercare, oltre l’apparenza, tutta una serie di rimandi grafici, stilistici e simbolici che nascono da un immaginario comune e condiviso. La mostra durerà fino al 31 ottobre e sarà possibile visitarla il sabato e la domenica dalle 14 alle 18.30.

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Un’opera a quattro mani

Dal dialogo serrato tra i due protagonisti ha preso vita persino un’opera a quattro mani, che non solo racchiude gli esiti migliori di un confronto costruttivo tra i due interlocutori, ma sembra anche porsi come un punto di passaggio rilevante nel percorso artistico di entrambi. Analogie e assonanze nulla tolgono, comunque, alla chiara riconoscibilità dei due percorsi distinti, che proprio dall’accostamento assumono contorni ancora più definiti e si manifestano in tutta la loro originalità.

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Le simbologie di Tozzo

Ivan Tozzo, artista poliedrico e mosaicista, ama realizzare opere bidimensionali e tridimensionali di grande formato, prevalentemente di matrice astratta, impiegando sia tessere musive sia materiali di recupero. La forza attrattiva delle sue composizioni risiede nel fascino ancestrale di simbologie complesse raccontate attraverso dettagli minuti da apprezzare centimetro per centimetro, in un crescendo di stupore e meraviglia per la ricontestualizzazione insolita, straniante eppure armoniosa, di piccoli utensili come viti, bulloni, chiodi, scampoli di tessuto, frammenti di carta stampata, tubetti di colore. Oggetti ritenuti ormai inutili, rinvenuti dal fondo di un cassetto, tra gli scarti della produzione industriale oppure cercati e recuperati in discarica. La sua poetica ha un’impronta fortemente concettuale, porta a riflettere sulla relazione tra il singolo e la collettività, in un ottica che da funzionale diventa spirituale. L’esigenza di raccontarsi lo porta a spaziare tra le discipline, riproponendo l’iconografia dei mosaici nei lavori su carta, illustrazioni a china e a matita, per lo più in bianco e nero, che prendendo spunto da pochi elementi essenziali progressivamente sviluppano atmosfere surreali e fantastiche.

L’origine orientale nell’arte di Amaral

Ivone Amaral si dedica invece ad una ricerca che, partendo dalla raffigurazione del mandala, è diventata via via sempre più libera e spontanea, arricchendosi di dettagli personali estranei alla tradizione orientale. Colpiscono, nella serie di lavori su carta di piccole e grandi dimensioni, la raffinatezza tecnica del disegno, la pulizia formale e l’armonioso bilanciamento dei toni ottenuto dall’accostamento di campiture piene e vuote, alternate con grazia e maestria creando un ritmo visivo brillante e imprevedibile. Persino nei mandala a pianta centrale, apparentemente statici, l’occhio dell’osservatore può provare piacere nel percorrere direzioni diverse, seguendo ora un movimento radiale ora un movimento lineare, creando in questo modo una propria visione interiore che segue il libero corso dei pensieri. In altre opere, sempre di stampo geometrico ma non necessariamente circolari, Amaral si concentra sulla sperimentazione intorno ai volumi, alle forme e ai colori. In questi lavori estremamente personali compaiono anche interessanti forme fitomorfe, per lo più somiglianti a fiori e foglie, originate dalla fantasia e disposte secondo un gusto che è maturo e consapevole, per quanto istintivo.

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