Tampon tax, Pd Cassano: «Non approvata per pregiudizio politico»

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CASSANO MAGNAGO – «Per una sera avremmo voluto svestirci dai panni di rappresentanti di un determinato partito politico e avviare una discussione da liberi cittadini. Ma non è stato possibile, perché la discussione si è basata su un principio di pregiudizio politico espresso a priori». Con l’amaro in bocca i consiglieri di minoranza di Cassano Magnago, Gemma Tagliabue e Tommaso Police (Pd), tornano sulla mozione “No Tampon tax”, presentata mercoledì sera, 31 marzo, in consiglio comunale. La proposta di andare incontro economicamente alle donne per l’acquisto di prodotti femminili non ha messo tutti d’accordo, anzi. Tra potenziali errori sui dati e divergenze politiche in merito, si è deciso di ritirare il documento, per essere corretto e ridiscusso in un secondo momento. Ora i dem riaprono la questione, mettendo in chiaro le loro impressioni sul dibattito avvenuto in aula. Un dibattito che non ha risparmiato sulla polemica.

Un messaggio al sindaco

Il sindaco in aula ha ribadito che «non ci si deve nascondere o vergognare della propria appartenenza politica», ricordano i dem. Che sottolineano: «Ci mancherebbe. Rappresentiamo il Partito Democratico a Cassano e lo facciamo a testa alta da sempre». Ma con una frecciatina rivolta al primo cittadino: «Forse è lui che si è dimenticato di quando diceva di essere civico, rinnegando la sua appartenenza a Forza Italia. Quando glielo facevamo notare si alzavano gli scudi come se fosse un male essere rappresentanti di una parte politica» Ora a fine mandato si sente libero di rivendicare la sua rappresentanza partitica, ci fa piacere, apprezziamo la sua sincerità (anche se tardiva)».

I precedenti

La mozione ha coinvolto diversi consiglieri durante la discussione. Non solo le donne, anche chi «solitamente è silente, che non ha perso un secondo per attaccare i proponenti solo per una finalità politica: non approvare un documento che arriva dal Pd». E pare che non sia stata la prima volta, secondo Tagliabue e Police. Fra gli esempi citati anche la mozione per la rotonda all’incrocio di via Marconi/via S.Anna, «bocciata perché a loro dire “scritta male”». Se non fosse che poi è stata «inserita nei piani triennali delle opere e successivamente è diventata oggetto di compensazione di un APC proprio in via Marconi». Oppure ricordano gli orti urbani, «bocciata per ben 2 volte e poi lo scorso anno grazie ad una nostra segnalazione di un bando regionale riescono ad ottenere fondi utili per finanziare una parte di esso».

«Interventi fuori luogo»

Ma non solo: «In consiglio abbiamo assistito a una serie di interventi fuori luogo, senza logica e a tratti offensivi». Il riferimento va al consigliere Piotti e alle sue dichiarazioni, facendo «trapelare che essendoci noi astenuti sui punti precedenti per ripicca la nostra mozione doveva essere giocoforza bocciata, confondendo le delibere con una mozione: due strumenti diversi».
Più duro l’attacco al consigliere Massimo Zaupa: «Abbiamo trovato inqualificabili e a tratti offensive le sue parole. Oltre a non aver approfondito l’argomento – ed essersi nascosto dietro al pressapochismo – ha utilizzato la scusa del Covid, dicendo chiaramente che se non fossimo stati in periodo pandemico avrebbe votato anche a favore». Da qui la domanda: «Ora, paradossalmente, ci dovremmo aspettare che tutto ciò che non riguarda il Covid dovrebbe essere rinviato».
E ancora: «Ci è stato velatamente detto che non aiutiamo la città: rigettiamo con forza queste falsità». Infatti, spiegano, le delibere del 2020 sulle variazioni di bilancio inerenti al coronavirus «sono state votate sempre a favore». Così come «sono state accolte in buona parte» le nostre proposte in materia di rigenerazione urbana, fra tutti l’intervento alla “Casa Sommaruga”.

Ben venga l’intervento di Romano

Apprezzato invece l’intervento della consigliera Veronica Romano, perché «ha realmente letto e si è preparata per la mozione». Anche se «ci spiace che non siano pervenuti emendamenti da altri consiglieri. Il tempo a disposizione c’è stato, invece si è preferito arrivare in consiglio con una critica». Critica accolta, se non altro, «se utile a migliorare il testo». Ora le aspettative vanno a un effettivo lavoro di collaborazione fra le donne del consiglio, per effettuare le modifiche e rendere il documento condivisibile da tutti in aula.

Il punto ora è un altro

Ma il punto ora è un altro: «Crediamo si sia persa di vista la vera richiesta, ovvero quella di verificare la possibilità di una riduzione dei prezzi nelle farmacie comunali sui prodotti che per lo Stato non sono classificati come beni di prima di necessità, quando in realtà lo sono». La domanda vien da sé: «Come si può giustificare un’ingiustizia fiscale del genere? Le lamette da barba hanno una tassazione Iva al 4% mentre gli assorbenti al 22%?».

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