Tornano le castagne nei boschi di Varese dopo gli anni bui causati dal parassita

VARESE – Buone pezzature, e un tappeto di ricci che ricopre i castagneti nei boschi del comprensorio: nel Varesotto la stagione delle castagne è lanciata in avanti, grazie anche al clima delle scorse settimane che ha favorito la maturazione con leggero anticipo. Così, anche nella provincia prealpina, il bosco offre buona soddisfazione ai raccoglitori, archiviando al passato il ricordo degli anni bui del cinipide galligeno, il fitofago che aveva decimato, per anni, la produzione dei frutti resi da quello che Giovanni Pascoli definì “italico albero del pane”.

Una guerra biologica capillare

Nell’ambito di una produzione nazionale in crescita e di qualità, superiore ai 35 milioni di chilogrammi, il Varesotto offre buone performance nei boschi: «Un atteso ritorno, dopo che in alcune zone era stata rischiata addirittura l’estinzione per la presenza del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) proveniente dalla Cina, che da anni infesta i boschi lungo la Penisola provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Contro questa minaccia – ha ricordato oggi, lunedì 19 ottobre, il presidente della Coldiretti provinciale Fernando Fiori – è stata avviata con successo una capillare guerra biologica con la diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale».

Il rischio di trovarsi nel piatto prodotti stranieri

Un progressivo ritorno al passato, anche se sono ancora lontani i fasti produttivi di un’epoca ormai lontana: basti ricordare che nel 1911 la produzione di castagne made in Italy ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.
«L’abbassamento delle temperature – ha sottolineato la Coldiretti provinciale – sta favorendo un aumento dei consumi da parte delle famiglie italiane, anche se pesano le limitazioni poste alle tante sagre e eventi locali che si svolgono in questo periodo e sono state frenate dall’emergenza Covid.
Attenzione, però, al rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori».
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.

Un patrimonio della tradizione alimentare autunnale

Coldiretti Varese invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o quelle sagre che si potranno svolgere in questi giorni dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità, oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.
«Un patrimonio che continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali dei cittadini, da consumare – ha concluso la Coldiretti prealpina – in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne. Tipica delle nostre terre è anche la ricetta delle castagne al latte, oppure gli gnocchi di castagne da preparare con il burro di montagna, come pure è classico tra i dolci il castagnaccio.

Coldiretti Varese: «Serve più trasparenza sulla provenienza dei prodotti locali»

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