Castiglioni (BaC): «Farioli e Testa: quante conversioni elettorali. Noi civici veri»

busto rsa castiglioni
Gianluca Castiglioni

BUSTO ARSIZIO In sella a Busto al Centro come candidato sindaco. E in sella alla sua bicicletta mentre svolge la sua quotidiana attività di medico. Un po’ come cinque anni fa, con qualche sostanziale differenza: il mezzo di locomozione, oggi la due ruote a pedali, è elettrica e non più “a spinta” come nel 2016 e la squadra civica corre da sola alle prossime elezioni «perché le conversioni politiche non fanno parte del nostro dna». Con in più l’esperienza di un mandato in consiglio comunale «dove abbiamo votato decisioni a favore o contro, ma senza mai perdere di vista i nostri principi e la nostra identità moderata e centrista».

Insomma, Luca Castiglioni è di nuovo in campo alla guida di Busto al Centro e apre la campagna elettorale mettendo sul piatto i punti salienti del programma. «Ha ragione mister Yamamay Francesco Pinto quando denuncia il degrado della città. Busto ha bisogno di veder rigenerati i suoi centri storici: quello più centrale e l’altro di Sacconago. Rigenerazione urbanistica, ma anche urbana e sociale. Che deve recuperare gli edifici degradati e “curare” le strade, le piazze e le aiuole, gli arredi. Una città come la nostra non può avere una piazza (Vittorio Emanuele) bloccata a lungo e poi rifatta più volte in due anni». Il candidato sindaco poi non rinuncia a dire come la pensa a proposito delle scelte di Gigi Farioli, di Patrizia Testa e di quelle fatte da Antonelli nel corso del mandato.

Luca Castiglioni ha deciso di concedere il bis come candidato sindaco. Perché? 
«Busto al Centro è sempre stato un gruppo all’interno del quale le scelte sono state prima condivise e poi prese. Anche questa volta è andata così. A chiedere la mia disponibilità sono state le persone con le quali condivido il nostro progetto civico, una proposta che ho accettato con orgoglio ed entusiasmo. Sono candidato come cinque anni fa, ma non è la stessa cosa».

Certo, lo scenario è cambiato: Antonelli ha perso Farioli, voi il Partito democratico e correte da soli contro le armate del centrodestra e del centrosinistra. Quindi?
«Ma non è solo questo: oggi ci presentiamo ai cittadini bustocchi con una storia di cinque anni in consiglio comunale. E con molta più esperienza rispetto al 2016: un valore aggiunto per chi di nuovo si è avvicinato al nostro progetto. Sul fatto che andiamo da soli dico che Busto al Centro ha sempre dialogato con le forze moderate centriste, le quali a un certo punto hanno preferito prendere altre strade. Noi invece abbiamo sempre mantenuto la nostra identità».

A Palazzo Gilardoni avete fatto cinque anni di opposizione. Forse un po’ troppo morbida, che dice? 
«Non mi appassiona la questione dell’opposizione morbida o dura. Ho deciso di dedicare tempo alla mia città senza stravolgere il mio stile. Anzi, il mio impegno è anche una questione di stile. Nella vita, come per il ruolo di consigliere, credo più alla sostanza che all’apparenza. I bustocchi mi conoscono, cambiare non avrebbe senso. E poi guardiamo ai risultati, che possiamo dire essere anche po’ nostri».

Quali?
«Il primo: non abbiamo mai votato seguendo “la pancia”. Quando il nostro voto è stato a favore è stato perché eravamo convinti che quella fosse la decisione da prendere. Ma non abbiamo rinunciato alle battaglie. Ne dico una su tutte: le tariffe cimiteriali. In pochissimo tempo abbiamo organizzato una raccolta firme sottoscritta da più di mille persone. Alla fine sono state riviste, proprio come abbiamo subito chiesto a fronte dell’aumento. Ma anche sulla caserma la nostra posizione è stata subito chiara. A differenza di alcuni consiglieri di maggioranza».

Non le chiedo un commento sulla scelta di Gigi Farioli, ma come cambia lo scenario con l’ex sindaco in campo. Inutile girarci intorno: piaccia o meno, pescherà anche nel vostro elettorato. Preoccupato? 
«Perché dovrei esserlo? Dunque, Busto al Centro non ha cambiato posizione, mentre Gigi Farioli è stato fino all’altro giorno un autorevole esponente del centrodestra. Con ruoli da assessore. Diciamo che la scelta dell’ex sindaco mette ancor più in evidenza il nostro essere civici, ma soprattutto il fatto che, nel panorama bustocco, siamo gli unici a esserlo davvero. Questo non ci preoccupa, anzi conferma che abbiamo fatto le scelte giuste».

A proposito di scelte fatte o non fatte, come giudica il mandato Antonelli? 
«Ci sono risultati che ha inequivocabilmente raggiunto e altri che sono rimasti bandiere sventolate in campagna elettorale e poi accantonate. Penso all’ex calzaturificio Borri rimasto al palo, a Villa Radetzky uscita addirittura dai radar di Palazzo Gilardoni o il Conventino. Per non parlare del Palaginnastica».

Palaginnastica, appunto. Parliamone, visto che sarà certamente un tema di questa campagna elettorale. 
«C’è poco da aggiungere. Sull’intera vicenda il sindaco è stato poco trasparente. Ha sempre rassicurato tutti, la struttura tanto attesa da società, atleti e famiglie degli atleti in questi anni è sempre stata data per fatta. A parole. Ora sappiamo che anche il sindaco nutre una serie di dubbi sulla realizzazione del mega progetto del Campus di Beata Giuliana. Gli stessi timori che noi abbiamo evidenziato fin dall’inizio della vicenda. Adesso però mi auguro che il Comune, avendo a disposizione i soldi, faccia un passo indietro sul mega progetto e si concentri solo sul Palaginnastica. Credo lo si debba alla Pro Patria Ginnastica, al presidente, ai tecnici e agli atleti. Stiamo parlando di una delle più importanti realtà sportive della città, forse la più importante per i risultati conseguiti a tutti i livelli. Penso che dare loro una struttura all’altezza sia un dovere per l’amministrazione».

Dalla ginnastica al calcio, ma sempre di Pro Patria parliamo. La scelta di Patrizia Testa quanto l’ha stupita e quanto l’ha capita? 
«Mi ha stupito tantissimo e non l’ho capita per nulla. La reputo una scelta inopportuna e poco coerente, viste le prese di posizione della presidentessa nei confronti dell’amministrazione in questi anni. Forse in tempi recenti è cambiato o è intervenuto qualcosa per “mutare il senso delle cose viste”. Ma in questo momento non lo posso sapere. Magari lo vedremo e lo capiremo dopo le elezioni».

Magari è una conversione. Del resto succede nel corso della vita, non crede?
«Tutto può essere. Ma in queste elezioni vedo molte conversioni. Quella di Patrizia Testa, quella di Gigi Farioli. Ma anche Maurizio Artusa, l’ex segretario del Partito Democratico convertito sulla via di Antonelli. O quella di Emanuele Fiore, ieri anti Accam e oggi a sostegno di Farioli, ovvero l’artefice della salvezza dell’inceneritore. Invece BaC è rimasto fedele al civismo e non ci siamo convertiti a seconda delle opportunità del momento».