Cavaria, guarito dal Covid: «Vi racconto i miei 51 giorni di calvario»

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CAVARIA CON PREMEZZO – «Il virus? Un mostro invisibile e pericoloso». Lo descrive così un cittadino di Cavaria con Premezzo, guarito dal Covid-19. La sua esperienza è stata rivelata dal sindaco Franco Zeni, un racconto da cui traspare la sofferenza fisica e psicologica per una malattia che ha costretto questa persona a stare in apprensione per ben 51 giorni. Ricoverato in ospedale a Busto Arsizio il 7 marzo con tosse e febbre, è rimasto per una settimana in reparto, con diagnosi di polmonite da Covid curata tra l’altro con il Plaquenil, la tanto discussa idrossiclorochina consigliata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e poi è stato chiuso in casa da solo, lontano dai parenti, isolato in attesa di guarigione, per uscire finalmente dall’«incubo» solo il 24 aprile, quando è arrivata la conferma del tampone negativo.

«Non è stata una passeggiata – il racconto dei giorni in ospedale, con l’ausilio della mascherina dell’ossigeno, anche se non ha dovuto ricorrere alla terapia intensiva – con la sensazione di poter peggiorare da un momento all’altro». Poi, dopo le dimissioni, a meno di due settimane dal ricovero la febbre sparisce ma il tampone rimane positivo, e l’isolamento forzato continua. «La mia esperienza con questo virus sicuramente non è da paragonare a quella di chi è stato in terapia intensiva ma comunque non è stato facile».

Il racconto del paziente guarito

Racconto in breve la mia esperienza vissuta con il Covid-19: una guerra invisibile iniziata una sera del 7 marzo 2020; un calvario fisico e mentale durato fino alle mia negatività al virus verificata dopo ben 51 giorni.
In ospedale sono arrivato con febbre alta tosse e respiro affannoso e una sensazione di confusione che non avevo mai provato. Sin da subito sono stato messo in isolamento – in attesa del risultato del tampone – nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Busto Arsizio. Per i primi 3 giorni ero solo nella stanza, avevo la febbre che saliva e scendeva per tutto il giorno, dolore lancinante alla testa, gli occhi che bruciavano e dolori muscolari ovunque. I medici, visto che non respiravo bene, mi hanno “aiutato” a respirare meglio mettendomi la maschera per l’ossigeno. Dopo qualche giorno arriva l’esito del tampone e dei vari esami effettuati: polmonite da Covid-19. Subito mi diedero la cura: antibiotici e altre due pastiglie, un antiretrovirale e il Plaquenil usato per curare l’artrite reumatoide, farmaci non senza importanti effetti collaterali. Nel frattempo in camera non ero più solo ma con un medico di Busto Arsizio, anche lui con polmonite bilaterale da Covid. Durante il giorno cercavamo di aiutarci l’un l’altro, perché in alcuni momenti non riuscivamo neanche ad alzarci per andare nel disimpegno a recuperare le pietanze servite durante pranzo, cena e colazione che tra l’altro non sono mai riuscito a mangiare per la forte nausea. Vi assicuro che non è stata una passeggiata, perché avevi la sensazione che da un momento all’altro potessi peggiorare: ero solo senza la mia famiglia, senza poter vedere nessuno, la situazione era critica e di estremo dolore e sconforto sia da parte dei pazienti che dei medici ed infermieri che correvano senza sosta per fronteggiare tutte le criticità.
Il 13 marzo effettuai il secondo tampone in ospedale e il 14 venni dimesso visto che le condizioni sembravano apparentemente migliorare. Arrivato a casa mi resi conto di aver perso in una settimana 9 kg. Ovviamente sono stato dimesso in “isolamento”; mi sono quindi ritrovato a casa da solo in attesa del risultato del tampone. Dovevo fare tutto: da mangiare, le pulizie, ecc… Ma era difficile perché alla sera la febbre era ancora alta e la cosa piu che mi preoccupava era il respiro che era davvero pessimo: facevo molta fatica “pescare” aria dai polmoni e tossivo molto… la saturazione oscillava tra l’89 e il 91%, ero molto spaventato dal fatto di non poter piu respirare e di essere da solo a casa…quindi contattai subito il numero del Comune di Cavaria e la protezione civile mi mise subito in contatto cn la dottoressa Pisani, che non smetterò mai di ringraziare per i suoi consigli e per il suo aiuto.
Tutto questo durò fino al giorno 19 marzo quando la febbre iniziò a sparire definitivamente e iniziai piano piano a sentirmi decisamente meglio anche a livello di saturazione che migliorava ogni giorno ma ero comunque ancora molto debole. Dopo due giorni mi comunicarono che l’esito del tampone era ancora positivo e quindi ancora isolamento a casa lontano dai miei cari fino a nuovo tampone -effettuato come da prassi dopo 2 settimane il 3 aprile. Dei 2 tamponi effettuati, il secondo, quello del 6 aprile, risultò ancora positivo nonostante io stessi molto bene senza alcun tipo sintomo apparente, quindi di nuovo isolamento in casa. Ero abbattuto e molto rammaricato tra esiti scoraggianti e tempistiche assurdamente lunghe… Finalmente arrivó il 20 aprile, giorno in cui eseguii nuovamente il primo tampone e il giorno seguente 21 l’altro. Ero non molto fiducioso nell’esito…erano passati ormai 51 giorni dall’inizio di questa guerra invisibile. L’esito non tardò ad arrivare e il 24 aprile arrivò tramite mail: Covid-19 non rilevato nei tamponi sierologici. Era la fine di un incubo.
La mia esperienza con questo virus sicuramente non è da paragonare a quella di chi è stato in terapia intensiva ma comunque non è stato facile. È un virus da non sottovalutare, è davvero un mostro invisibile, pericoloso e soprattutto l’unico modo attuale che abbiamo per cercare di evitare il contagio è quello di attuare le misure di protezione e distanziamento sociale che stiamo mettendo in atto sperando che un giorno tutto possa ritornare alla normalità.

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