Morti in ospedale: “Vidi Cazzaniga con una siringa piena di liquido nel taschino”

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BUSTO ARSIZIO – Le morti sospette di Luciano Guerra e di Maria Rita Clerici sono finite al centro dell’udienza di questa mattina, lunedì 24 settembre, in tribunale a Busto Arsizio. L’udienza è quella che vede coinvolto in particolare Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, accusato di 14 omicidi volontari (11 in corsia e tre in ambito familiare). In aula, davanti al presidente della Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio, Renata Peragallo, è stata raccontata una nuova circostanza rispetto alla morte di Luciano Guerra, il suocero di Laura Taroni, l’ex amante di Cazzaniga, già condannata con rito abbreviato a 30 anni di reclusione.

“Armeggiò nell’armadio e prese una siringa”

“Quel giorno – ha raccontato in aula la teste Ivana Marnoni di Ceriano Laghetto, operatrice sanitaria dell’ospedale di Saronno – a un certo punto Cazzaniga rispose a una telefonata dicendo “amore” e io ho dedotto si trattasse di Laura Taroni. Poi il dottore ha abbassato la voce e ha continuato a parlare al telefono”. La donna ha raccontato di aver visto Cazzaniga armeggiare in un armadietto all’interno dell’ambulatorio da dove avrebbe preso una siringa piena di liquido. “L’ha riposta nel taschino – ha aggiunto la donna – ed è uscito dall’ambulatorio”.
Sempre secondo il racconto della donna, Cazzaniga avrebbe percorso il corridoio incrociando la Taroni. Per poi allontanarsi. “Quando è rientrato nell’ambulatorio abbiamo notato che la siringa nel taschino non c’era più. Circa 45 minuti più tardi ricordo che arrivò una telefonata e Cazzaniga ci disse che era morto il suocero della Taroni”. Per quella morte, Laura Taroni è stata già assolta. Cazzaniga, invece, sta ancora rispondendo di questo decesso. “Il protocollo Cazzaniga – ha chiarito la teste – da quello che ho appreso io era una forma di cocktail di farmaci utilizzato per alleviare le sofferenze di malati oncologici e terminali”.

“Maria Rita Clerici aveva mal di testa frequenti”

L’udienza si è poi concentrata soprattutto sulla morte della madre di Laura Taroni, Maria Rita Clerici: “Avevo visto mia sorella – ha detto Eugenio Clerici 67 anni di Olgiate Comasco – una quindicina di giorni prima di morire. Al telefono ricordo che i miei parenti mi dissero che era morta di encefalite acuta. Cazzaniga mi disse che l’encefalite aveva occluso una vena del cuore, una cosa del genere. Che avevano cercato di salvarla, ma che non c’era stato nulla da fare. Fu cremata: mia nipote mi disse che aveva scritto questo suo desiderio in un foglietto”.
Diversi parenti hanno sfilato in tribunale: “Mia sorella – ha spiegato Maria Antonietta Clerici, 82 anni di Faloppio – aveva un carattere chiuso. Era in buone condizioni fisiche anche se soffriva frequentemente di mal di testa. Aveva una ciste al fianco che teneva sotto controllo, ma per quanto ne so io non era preoccupata. La vidi il 28 dicembre e mi disse che era stanca. Il giorno della sua morte, di pomeriggio chiamò Laura a casa e rispose mia figlia alla quale raccontò che Rita (Maria Rita Clerici) aveva la febbre. La sera Laura richiamò dicendo che la madre era morta”. Circostanze confermate in aula dalla figlia di Maria Antonietta Clerici, Maria Dolores Prestinari: “Mi telefonò intorno alle 19.25 e mi disse che la zia non stava bene, che voleva dormire e che era un po’ assente. A volte rispondeva, a volte no. Le dico che sarei andata a trovarla, ma mi rispose di non preoccuparmi e che avrebbe chiamato il medico del pronto soccorso. Poi la sera mi richiamò dicendo che era morta”.

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