Chi ha bisogno va aiutato

solidarietà provincia busto

C’è una greve storiella che gira per Busto Arsizio a certificare un luogo comune, cioè la grande sobrietà dei suoi abitanti. Eccola: in città sono arrivati alcuni autobus, uno di scozzesi, l’altro di genovesi e, l’ultimo, di israeliani: i loro occupanti vengono a imparare l’arte della parsimonia dai suoi abitanti.
Sulla presunta frugalità dei bustocchi ci si campa da sempre, anche se, tutto sommato, può apparire una forzatura. Lo è ancora di più in questi giorni, una forzatura, in relazione alla gara di solidarietà per l’ospitalità dei profughi dell’Ucraina. Si tratta di uno slancio senza precedenti di associazioni e singoli cittadini, famiglie e enti di assistenza, scuole e istituzioni.

Busto Arsizio tira il gruppo, vasto e sincero, che in tutto il Varesotto si sta dando da fare per aiutare le vittime di una assurda, insensata, disperante guerra. Una nazione intera sotto le bombe di Putin. Milioni di persone, tra cui anziani e bambini, esposte alla furia devastatrice dell’esercito russo. I profughi sono soltanto una delle conseguenze. Perché tutto ciò? Domanda retorica, se si vuole. Persino pleonastica, alla quale danno comunque risposte gli esperti di geopolitica, gli storici, i politici, chi la sa lunga e chi non ne capisce niente però pontifica in tv.

Noi ci limitiamo a segnalare un altro tipo di risposte, concrete e indotte, è vero, dalla spinta emozionale di quanto vediamo accadere a Est, ma sostenute dall’impegno umanitario e dalla generosità di una provincia, delle sue città, dei suoi paesi. Varese, Gallarate, Busto Arsizio e via elencando, fino al Comune più piccolo. E’ uno sforzo unitario che non ha bisogno di molte chiacchiere per essere propagandato: c’è e si vede. Accoglienza innanzitutto, assieme alla raccolta e all’invio di beni di prima necessità.

Poi, diciamolo senza infingimenti, esiste anche chi pone distinguo, puntualizza, eccepisce, straparla, alimenta pretestuose polemiche o, ancora, fa il tifo per il “né con la Nato, né con la Russia”. Ma in linea di massima la solidarietà è trasversale, per una volta non esistono divisioni e appartenenze. Sotto sotto sono in tanti a darsi da fare, a fare del bene senza che si sappia in giro.

Non c’è altro da dire se non che tutto ciò smentisce qualunque luogo comune, e certe dissertazioni sulla provincia di Varese che non sa fare squadra, che disperde le proprie potenzialità, fa strame della collaborazione. Vero? Falso? Di sicuro non in questo particolare e terribile frangente, quando è un popolo a chiedere sostegno. Punto. Ma non prima di aver ricordato le parole di Gino Strada a chiosa, semplice e dirompente, di qualunque altro discorso: “Il mondo dovrebbe essere così: chi ha bisogno va aiutato”.

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