Claudio Garioni: “I cori della vergogna si combattono con la cultura sportiva”

Sono stati diversi i temi toccati dal giornalista sportivo, popolare volto televisivo delle reti Mediapason, Claudio Garioni. Dai cori inneggianti all’Heysel alle difficoltà del Milan passando per i problemi infrastrutturali dello sport italiano, non solo il San Paolo di Napoli. “Sui cori temo che il problema sia l’educazione generale delle persone. Se i cori si sentono da una vita vuol dire che si trasmettono di padre in figlio. Dal punto di vista delle sanzioni bisognerebbe distinguere se avvengono durante la partita oppure no. Quando si diffondono, si potrebbero bloccare la partite, anche per i cori razzisti. Chiudere le curve o lo stadio diventa un boomerang per società e tifosi che nulla hanno a che fare con quei cori. Il problema di base è culturale. In questo senso mi sono piaciuti Pallotta, Commisso, l’Inter che ha avviato un percorso virtuoso. Nel percorso di crescita culturale la speranza è di andare a isolare chi fa questo tipo di cori”. La situazione dello stadio di Napoli, con la protesta della società di De Laurentiis indignata per il mancato completamento degli spogliatoi secondo i tempi previsti, continua a essere un tema molto attuale. “Quando ho letto il comunicato mi sono chiesto perché fosse stato diffuso. Evidentemente il Napoli aveva chiesto dei lavori che non sono stati fatti. Mi è sembrato più un messaggio politico rivolto non so a chi. Situazione surreale. In settimana ho letto un’intervista di Tare che diceva che in Italia solo adesso si sta facendo ciò che 25 anni fa avevano fatto in Germania. Loro hanno fatto un salto fantastico: sono cresciuti come club e nazionale in modo sostenibile. Dal punto di vista  degli stadi siamo molto indietro: ancora oggi si parla di Italia90 come di un’occasione mancata, ma intanto siamo fermi lì e sono passati già 30 anni. Lo stadio di proprietà deve essere un passaggio chiave per una società importante. Su Milano ad esempio sono perplesso rispetto all’ipotesi dello stadio comune. Sarebbe stato meglio che ognuno avesse cercato la propria strada”. Infine il Milan con le sue difficoltà. “Il problema principale del Milan è la zavorra di mancati investimenti negli ultimi anni di Berlusconi, passando poi a investimenti eccessivi con una società surreale, del cui proprietario non si sapeva nulla. A tal proposito mi chiedo come fosse stato possibile che un patrimonio come il Milan fosse finito in quelle mani senza che la federazione avesse vigilato in modo deciso. Ora c’è il Fondo, il FFP ha creato ulteriori ostacoli. A livello più basso sono stati acquistati giocatori con prezzi fuori mercato e ad altri è stata data una valutazione superiore alla realtà: Suso, Donnarumma, Romagnoli ad esempio sono buoni giocatori, ma non top player. Non sono giocatori trascinanti. Secondo me adesso serve un manager di calcio esperto, un allenatore esperto. Ad esempio Spalletti poteva essere un nome giusto, a prescindere dalle considerazioni diverse di ciascuno di noi”.

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