Coldiretti Varese lancia l’allarme: «Natale di crisi per la ristorazione. Subito aiuti»

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VARESE – Se la Lombardia spera di diventare zona gialla a partire da venerdì 11 dicembre, i giorni a ridosso di Natale si prospettano tutt’altro che rosei, a causa delle restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm in vista delle festività. «Sarà un Natale di crisi per il varesotto», avvertono da Coldiretti Varese. Che chiede allora un pronto intervento a sostegno di tutta la filiera per salvare l’economia e i posti di lavoro.

La zona gialla non basterà

Se l’11 dicembre sarà la Lombardia, e quindi anche la provincia di Varese, saranno zona gialla, ristoranti, bar e agriturismi potranno riaprire. «Rimarranno però pesantissime le ripercussioni in vista della stretta natalizia, che si ripercuotono su turismo e filiera alimentare». E’ questo l’allarme lanciato da Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese.

Che da un lato si rallegra per la speranza di poter riaprire i quasi 4 mila esercizi varesini tra ristoranti, bar, pizzerie e agriturismi, dopo oltre un mese di chiusura. «Una boccata d’aria comunque insufficiente a coprire le perdite, ingentissime, che si stimano per causa di un autunno gravato dai divieti imposti».

Nessuna socialità durante le feste

Infatti, gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si sono propagati a cascata sull’intera filiera agroalimentare, con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A pesare sono state anche le limitazioni a carico delle aziende agrituristiche con attività di ristorazione, che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo. «Non ultima, la decisione del coprifuoco di fine anno dalle 22 alle 7 del mattino seguente, che di fatto impedisce ogni forma di socialità a tavola, ostacolata peraltro durante tutte le feste dall’obbligo di chiusura alle 18 per tutte le attività di ristorazione, anche nelle regioni gialle», spiegano da Coldiretti.

Servono subito gli aiuti

«La tenuta del tessuto economico e sociale delle aree interne è fondamentale per la ripresa della nostra economia», rimarca Fiori. Infatti, il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei piccoli borghi. «Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave per la bilancia economica della nostra provincia, oltreché fortemente identitario e rappresentativo del territorio».

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