Emergenza e innovazione, Confapi Varese lancia la formazione per lo smartworking

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VARESE – Pensare, progettare, pianificare e lavorare per essere pronti anche nel post emergenza. Mettendo a frutto una serie di opportunità, che il Covid ha di fatto imposto al mondo del lavoro. Con l’obiettivo di rendere strutturale quanto di positivo è stato adottato per affrontare le delicate situazioni durante la crisi sanitaria. Lo smartworking è certamente un fattore di innovazione nel mondo del lavoro che Covid e lockdown hanno imposto e in molti casi fatto scoprire.

Lavorare in prospettiva post emergenza

«La nostra associazione – ha spiegato il direttore di Confapi Varese Piero Baggi – nelle settimane più complesse della crisi sanitaria è stata vicina ai propri associati. Abbiamo sempre dato risposte ai tanti quesiti suscitati da una situazione nuova e straordinaria, ma anche da direttive politiche e normative che si susseguivano continuamente. Da qualche settimana però abbiamo iniziato a lavorare in prospettiva post emergenza. E uno dei temi su cui ci stiamo confrontando in maniera trasversale tra i vari comparti è quello dello smartworking». Che è ben differente dal telelavoro, che ha caratterizzato tutto il periodo di lockdown e di fatto ha salvato il sistema paese, garantendo, seppur in maniera ridotta, l’operatività delle aziende e la produttività.

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Lavoro a distanza o da remoto

«Lo sforzo più grande che stiamo facendo è proprio quello di far comprendere la differenza tra le diverse tipologie di lavoro a distanza o da remoto – spiega Amanda Bascialla, responsabile Area Lavoro, Welfare e Capitale umano di Confapi Varese – Per tale motivo abbiamo attivato da oggi, lunedì 28 settembre, un servizio che prevede momenti di formazione del management aziendale, l’analisi organizzativa e consulenza giuslavoristica con le aziende per arrivare a stilare un piano aziendale di smartworking e a un accordo nel quale vi siano regole certe a tutela delle imprese e dei lavoratori».

Non è sufficiente connettersi e lavorare da casa

Tanti gli aspetti da considerare: dall’orario di lavoro, alla reperibilità, ai tempi di conciliazione vita-lavoro soprattutto per le donne, per non dimenticare l’integrazione e l’interazione con l’azienda e i colleghi, il monitoraggio, i rientri, i tempi di reperibilità e di disconnessione. Insomma, non è sufficiente connettersi e lavorare da casa: «Abbiamo impostato un lavoro di team per arrivare a proporre un servizio completo, mirato, ma soprattutto utile alle aziende e ai lavoratori – ha concluso il direttore Baggi – Essere parte attiva nel progettare il futuro al quale andiamo incontro, oltre che un punto della mission della nostra associazione, è anche una sfida stimolante alla quale non ci vogliamo certo sottrarre».

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