MILANO – «In Lombardia c’è stato il fungo della bomba atomica»: così l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera descrive l’impatto devastante che il Coronavirus ha avuto sul sistema sanitario regionale, diversamente da quel che si è verificato in altre realtà, come Veneto ed Emilia-Romagna, che spesso nel dibattito politico sulla gestione dell’emergenza vengono associate a modelli virtuosi. «Paragonare le diverse risposte non si può» la tesi dell’assessore. Se si inizia a fare bilanci è anche perché l’esplosione del Covid-19 in Lombardia non solo si è arrestata, ma si può dire che «è iniziata la fase discendente».
Il riepilogo dei numeri
Oggi, 8 aprile, i casi positivi in Lombardia sono saliti a quota 53.414, vale a dire 1.089 più di ieri, quando i casi erano aumentati di 729 ma con la metà circa dei tamponi analizzati nelle ultime 24 ore (sono stati 8.226). Anche gli altri tendenziali sono tutti in riduzione rispetto a ieri, 7 aprile. Il numero totale dei decessi sale a 9.722: sono 238 in più, contro i 282 di ieri. Ogni decesso è «una grande sofferenza – ammette Gallera – ma anche questo è un dato che progressivamente si riduce, e, sebbene sia il più negativo, si sta ridimensionando. È un indicatore». Continuano a scendere i numeri dei pazienti ospedalizzati, meno 114 per 11.719 casi, e dei ricoverati nelle terapie intensive, meno 48 per un totale di 1.257. Crescono i guariti, i pazienti dimessi dagli ospedali: in tutto 15.147, più 649. «Oggi possiamo dire che siamo in fase discendente – rivela l’assessore – anche i Pronto soccorso hanno una pressione ridotta, come pure decresce il numero dei ricoverati e delle persone ricoverate in terapie intensive».
I dati nelle province
Un trend che vale per la provincia di Varese, che con soli 22 nuovi contagi rimane sostanzialmente stabile rispetto a ieri, pur con qualche preoccupazione crescente per quel che riguarda la situazione delle RSA. E anche «per Milano, che comunque ha una densità di popolazione eccezionale per la Regione, il che significa che ci sono rischi alti, ma anche che rispetto alla popolazione, i numeri che registriamo nel capoluogo sono relativamente bassi». Insomma, si può sperare: «Siamo molto vicini a una situazione e a un momento in cui potremo dire che la nostra battaglia l’avremo vinta – sottolinea l’assessore Giulio Gallera – qualcuno parla di primo tempo per come le pandemie si sviluppano a ondate, su cui dovremo stare attenti. Ma proprio perché il traguardo è vicino, proprio per questo non dobbiamo allentare, dobbiamo stare a casa, in particolare a Pasqua».
La “bomba atomica”
«Molti hanno paragonato la situazione della Lombardia a quella del Veneto e dell’Emilia Romagna – la puntualizzazione dell’assessore al welfare lombardo – più volte mi sono affannato a evidenziare come, mentre in Regione Lombardia scoppiava una bomba atomica, con il virus che ha girato per 20 giorni prima di essere individuato, per fortuna per il Veneto e l’Emilia questo da loro non è avvenuto. A parte la provincia di Piacenza lambita dal focolaio di Codogno e Vò Euganeo, primo e unico focolaio che si è sviluppato in maniera ristretta». Ecco che per Gallera «ogni paragone tra la Lombardia e le altre regioni non è possibile per la diversa modalità di diffusione dell’infezione. Chi lo fa, non lo fa con onestà intellettuale». Dato che tra le regioni c’è «un’abissale differenza nei ricoveri e nei casi positivi. Noi abbiamo vissuto per 21 giorni un’onda d’urto tremenda da cui le altre regioni sono state risparmiate. Anche negli ospedali abbiamo messo in campo sforzi non comparabili».