Don Giuseppe Morstabilini, da prete a infermiere all’ospedale di Busto

Coronavirus Don Giuseppe Morstabilini

BUSTO ARSIZIO – Sarebbe dovuto partire per lo Zambia, come missionario Fidei donum per l’Africa. L’emergenza Coronavirus ha posticipato la sua partenza e così don Giuseppe Morstabilini, 44 anni, ha deciso di tornare a fare l’infermiere per aiutare i malati di Covid-19. Ha indossato camice, mascherina e guanti e da due giorni è pienamente operativo all’ospedale di Busto Arsizio, per dare una mano concreta all’emergenza sanitaria in corso.

Un sacerdote in corsia

Una scelta forte e coraggiosa quella di don Giuseppe Morstabilini, originario di Cassago Brianza ma momentaneamente residente in parrocchia a Samarate. In provincia di Varese lo conoscono anche perché è fratello di don Mario, parroco ad Albizzate e Sumirago.
Prima di entrare in seminario don Giuseppe aveva conseguito il titolo d’infermiere professionale, esercitando il tirocinio all’ospedale di Merate e lavorando al Valduce di Como. «Anche se sono fuori da un po’ di tempo, mi affiancheranno, mi aiuteranno a oliare un po’ gli ingranaggi», dice il sacerdote attraverso il portale ufficiale della Diocesi di Milano, raccontando com’è nata l’idea di ritornare in corsia. «Monsignor Agnesi mi ha consigliato di prendere contatto con le autorità sanitarie competenti per capire se posso ancora essere utile, nonostante siano passati gli anni. Ho subito inviato la domanda per la disponibilità all’ospedale di Busto Arsizio. Nel giro di due giorni mi hanno chiamato, ho fatto il colloquio, effettuato la visita medica, firmato il contratto. Ho preso servizio sabato 28 marzo».

La vita per il Vangelo

La sua storia ricorda quella di don Fabio Stevenazzi, il medico-sacerdote che tre settimane fa ha lasciato la parrocchia di Gallarate per andare in prima linea all’ospedale di Busto. Don Giuseppe Morstabilini spiega così la sua scelta: «Per me non vi è differenza nel dare la vita come prete in oratorio, come missionario in Africa o, in questo momento contingente tanto particolare, rimettendomi a servizio e offrendo quel poco che posso fare come infermiere. C’è lo stesso minimo comune denominatore, che è il desiderio  di dare la vita per il bene degli altri e del Vangelo. Nella sua omelia del 25 marzo, l’arcivescovo Mario Delpini ha parlato dell’angelo dell’Annunciazione e ha detto che gli infermieri e i medici sono come degli angeli. Ecco, io continuerò a fare quello che ho sempre fatto, cioè portare l’annuncio».

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