Il Coronavirus chiude gli stadi: provvedimento a macchia di leopardo senza senso

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Dal punto di vista sportivo il provvedimento di chiudere alcuni stadi e di tenerne aperti altri, opinione personale, è penalizzante per alcuni e non lo è per altri. Superiamo il concetto pleonastico della tutela della salute come bene supremo. È un fatto assodato. Ma se davvero vogliamo fare i puri e duri, oltranzisti a ogni costo, ed estremizziamo il discorso, allora non lamentiamoci se qualcuno pone interrogativi e dubbi anche sugli stessi giocatori in campo. Se la priorità assoluta è la salute, e vogliamo fare i “terroristi” a ogni costo, allora dall’alto dovrebbero vietare anche gli incontri con giocatori di squadre provenienti da zone di contagio. È una provocazione. Ma neppure così grande se c’è chi sostiene la bontà del provvedimento a macchia di leopardo con porte chiuse per alcuni e aperte per altri. Se davvero il caposaldo è la salute allora bisognerebbe chiedere la chiusura del campionato fino a che l’emergenza non avrà avuto fine. Ha senso? No. È pensabile che a Cagliari-Roma, una delle partite che si giocherà certamente a porte aperte, ad esempio, non ci siano con certezza tifosi delle due squadre provenienti dalla Lombardia o dal Veneto? Giusto per fare un esempio.

E dunque meglio applicare un provvedimento di buonsenso uniforme per tutte le squadre del campionato. Non solo alcune. Dal punto di vista meramente sportivo è evidente che giocare il big match tra Juve e Inter a porte chiuse è evidentemente uno svantaggio per chi non potrà contare sul fattore campo. Lo stesso vale per le squadre impegnate nella lotta per la Champions o per quelle in rivalità per la salvezza. Si creano così evidenti vantaggi per alcune e svantaggi per altre. La Lazio potrà contare sul proprio pubblico, Juve e Inter no. Ha senso dal punto di vista sportivo?

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