Covid, 1900 contagi in provincia di Varese. Monti: “Non è uno tsunami. Siamo pronti”

MILANO – Boom di nuovi casi positivi al Coronavirus in provincia di Varese: sono stati 1.902, sui 7.558 accertati in tutta la Lombardia, il dato più alto dall’inizio della pandemia. Emergono su 41.260 tamponi effettuati, a loro volta il record assoluto per la capacità di screening della regione. Ma il presidente della commissione sanità di Regione Lombardia, Emanuele Monti, rassicura: «Non è uno tsunami, come a marzo. E non sono numeri da lockdown».

Il riepilogo dei numeri

Continua a salire il rapporto percentuale tra contagi e test, oggi 28 ottobre al 18,3%, contro il 16,4% di ieri, quando si erano registrati 5.035 casi su quasi 30mila tamponi. A livello nazionale, sono 25mila (24.991 per la precisione) i nuovi casi positivi accertati su quasi 200mila tamponi effettuati. Anche qui siamo ad un dato record, che delinea un trend in preoccupante e costante aumento, se si considera che i decessi nelle ultime 24 ore sono stati ancora 205 in tutta Italia, dopo i 221 di ieri, 28 ottobre (47 in Lombardia, contro i 58 di ieri).

Varese: come mai così tanti positivi?

Con il boom di nuovi casi di oggi, 1.902, la provincia di Varese avvicina per la prima volta Milano (2.708, di cui 1.092 a Milano città). Anche se per ATS Insubria «il dato non è strettamente correlato all’incremento nella giornata del numero dei positivi, in quanto risente delle chiusure di alcuni laboratori nel fine settimana e quindi dell’aumento dell’esecuzione dei tamponi all’inizio della settimana successiva, dei possibili ritardi nell’esecuzione dei tamponi da parte dei laboratori, in considerazione dell’incremento dell’attività sul territorio, e dei ritardi nella comunicazione degli esiti nel flusso regionale». Continuano a salire in modo sostenuto anche i numeri della provincia di Monza Brianza (822 casi).

La situazione negli ospedali

Negli ospedali crescono i numeri, ma sempre in modo meno impattante rispetto a quelli dei contagi. Nelle ultime 24 ore si registrano 21 nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva, con il totale che sale a quota 292, e altri 321 pazienti che entrano nei reparti ordinari Covid, dove in tutto i letti occupati sono ormai 3.072. Si tratta comunque di numeri che ancora non si avvicinano a quelli (600 ricoveri in terapia intensiva a fine ottobre) delle previsioni che convinsero il governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana ad emanare l’ordinanza che istituiva il coprifuoco.

Monti: «Occhio ai cluster e agli ospedali»

milano monti emanuele monti«Ce lo aspettavamo, ed è per quello che è arrivata l’ordinanza molto forte del presidente Fontana – rivela il presidente della commissione sanità di Regione Lombardia, Emanuele Monti – non ci siamo fatti trovare impreparati, anche a costo di prendere insulti dalle associazioni sportive». L’esponente leghista invita poi a tenere in considerazione i cluster per fasce d’età: su 1902 positivi, solo 135 sono anziani over 75, mentre sono 113 le persone di età compresa tra 65 e 74 anni, il che significa che «l’85% circa dei contagiati ha meno di 64 anni». Si sta però assistendo ad un fenomeno di «migrazione graduale dei contagi dai giovani agli anziani» (erano meno del 5% settimana scorsa), che induce Monti ad invitare alla «responsabilità individuale verso le categorie fragili».

«Non sono numeri da lockdown»

D’altra parte però «non è uno tsunami come a marzo – assicura il presidente della commissione sanità – c’è un piano di presa in carico dei malati, non c’è sofferenza negli ospedali, c’è l’ospedale in fiera, è un mondo diverso rispetto ad allora, oggi siamo organizzati e possiamo gestire il problema. La tensione e la paura sono comprensibili, anche negli operatori, ma c’è un piano di attività che impone delle scelte, come ad esempio Varese che non è hub trauma center».

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