Commercianti di nuovo in piazza Monte Grappa: «Chiediamo solo di lavorare»

varese commercianti manifestazione

VARESE – C’erano i gestori dei bar, i ristoratori e chi manda avanti una pizzeria. Ma anche tutti gli altri commercianti, poiché i primi a sentire la “bordata” della seconda ondata del Covid è proprio chi lavora dietro a un banco. O tra i tavoli. Ma anche in cucina. Infatti non sono mancati cuochi e camerieri. Ma anche chi vende abbigliamento, parrucchieri. Insomma, questo pomeriggio (mercoledì 28 ottobre) piazza Monte Grappa, a nemmeno 24 ore di distanze, diventa di nuovo lo scenario sul quale scorre la protesta dei commercianti.

Preoccupazione, ma anche rabbia. Non certo rassegnazione. Anche perché tutti i commercianti in piazza hanno ribadito di non voler l’elemosina. «Noi – hanno detto – vogliamo lavorare. Ma se non ci fanno lavorare allora ci devono sostenere. Ma farlo per davvero». E la prima richiesta che metteranno sui tavoli politici (quelli locali chiaramente, per iniziare) «è – come hanno detto gli organizzatori – l’annullamento delle imposte locale».

Incomprensibile la chiusura alle 18

E’ forse uno dei nodi più contestati. «Perché – spiegano baristi e ristoratori – questa è la via più veloce per ammazzare il nostro lavoro e la nostra attività. Dunque, con lo smart working anche la pausa pranzo si è ridotta e con la chiusura alle 18, anche chi fa asporto, non ha clienti che entrano. Insomma la perdita di fatturato è pesantissima. E ha una ricaduta devastante sull’attività, sui dipendenti, ma anche su tutta la filiera composta da consulenti, fornitori, commercialisti».

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E ancora: «Nei mesi scorsi abbiamo fatto tutto quello che ci hanno chiesto – dicono Claudia Ferrario e Daniele Tombolato – abbiamo garantito la sicurezza ai nostri dipendenti e ai nostri clienti. Abbiamo investito quando la situazione avrebbe consigliato ben altra decisione solo per poter continuare a fare il nostro lavoro. E oggi cosa decide il nostro governo? Di colpire chi già nella prima ondata è stato messo in ginocchio. Eppure non abbiamo visto lo stesso impegno che noi abbiamo messo nei nostri locali sulla riorganizzazione del trasporto pubblico o sui rientri a scuola. Due tra i punti più delicati per il ritorno così potente del virus».

E poi la paura. E l’informazione sbagliata che a volte può fare la differenza. «Anche chi lavora con l’asporto e il servizio di consegna a domicilio ha di fatto smesso di lavorare – continuano Anna Lodi e Federico Lodi Rizzini – perché la gente con sta chiusura alle 18, dopo quell’ora ha quasi paura ad entrare in uno locale».

Manifestiamo uniti

E c’è chi invoca unità: «Perché solo qui a Varese non riusciamo a mettere insieme una grande manifestazione con tutti i commercianti. Quando ci siamo parlati e abbiamo chiesto di aderire a questa iniziativa, c’era chi aveva già organizzato tutto. Il mio appello va alle associazioni di categoria e a loro chiedo uno sforzo maggiore per creare quel collegamento che ancora manca nel settore del commercio e tra tutti i commercianti».

La voce della politica

Tra gli esponenti politici presenti fin dall’inizio della manifestazione c’erano oltre al consigliere comunale Stefano Clerici (Varese Ideale), anche il consigliere della Lega Marco Pinti e il vicesindaco Daniele Zanzi. Che a Palazzo Estense stanno su posizioni diverse, ma che in piazza si sono trovati d’accordo nel portare avanti un’azione unitaria per portare in consiglio il tema della crisi economica. Pinti nei giorni scorsi aveva proposto un consiglio d’urgenza e Zanzi, anche nel suo intervento si è detto concorde.

C’era anche il vicesindaco di Busto Manuela Maffioli, che ha delega al Commercio e che ha voluto portare nella città capoluogo il messaggio che «non esistono differenze di città e la mia presenza è per testimoniare la mia vicinanza alla categoria».

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