Flette la curva dei contagi, grazie ai vaccini la Lombardia adesso respira

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MILANO – Tutti contro la Lombardia. Fino a qualche tempo fa con molte ragioni, al momento non più. La nostra regione è passata da maglia nera nel sistema pandemico a virtuosa. Un balzo in avanti dovuto alla campagna vaccinale (fino a 100mila somministrazioni al giorno)  e alla decrescita dei dati peggiori relativi ai contagi, ai ricoveri e ai decessi. La curva, come dicono gli esperti, flette. E lo fa in modo evidente, tanto che alcuni virologi ipotizzano un massimo di una decina di vittime al giorno tra qualche settimana, quando i diversi sieri somministrati ai lombardi faranno il loro lavoro, cioè rallenteranno o, meglio, bloccheranno il virus.

Meno ricoveri e meno vittime

A metà di questo mese di maggio, i ricoverati in terapia intensiva sono ampiamente sotto le 400 unità, nemmeno il 30 per cento della disponibilità dei letti totali. Quindi, sotto la soglia d’emergenza. Fa effetto pensare che soltanto tre settimane fa si toccava il picco del 60 per cento. Numeri che volgono verso ottimistiche previsioni anche per quanto riguarda i decessi. Nella settimana appena conclusa le vittime hanno superato di poco il numero di 170. Nella prima settimana di aprile erano stati 3100, un’ecatombe.

Intensa campagna vaccinale

Tutto questo all’interno di uno sforzo vaccinale senza precedenti, che, se comparato ad altre regioni italiane, conferma come la Lombardia abbia cancellato un recente, inaccettabile passato gestionale della situazione. Caratterizzato da polemiche, accuse, effetti devastanti, ritardi, inadempienze ed errori. Non tutti da addebitare a vere o presunte inefficienze degli apparati politici di Palazzo Lombardia e delle relative strutture dirigenziali sanitarie, ma anche alla velocità dei contagi, alla impreparazione, certo, per arginare lo tsunami che si era abbattuto in diverse zone della stessa regione e che, quanto meno nella prima ondata, ha colto  tutti di sorpresa. Persino gli scienziati e i medici: “State tranquilli, il coronavirus è poco più di un raffreddore, di una banale influenza”. Abbiamo visto come è andata, purtroppo. Specie in Lombardia, nonostante la sanità sia da sempre considerata una delle eccellenze regionali e, perlomeno sulla carta, mai avrebbe potuto rompere gli argini anche nell’eventualità di un’emergenza pandemica. Appunto.

Entro luglio tutti immunizzati

Così non è stato, ma adesso che la direzione sembra essere quella giusta è Guido Bertolaso, consulente del presidente Attilio Fontana, ad affermare che entro luglio, se le forniture dei vaccini non subiranno ritardi, tutti i lombardi avranno ricevuto almeno una dose. Di sicuro sarà la prima regione ad aprire, dal 2 giugno, agli under 20. Prospettiva che rincuora e ci permette di intravedere la fine dell’incubo. L’immunizzazione collettiva spalancherà  la porta alla ritrovata normalità. Che non sarà comunque una vittoria alla luce di quanto accaduto dall’inizio dello scorso anno. Inutile ricordarlo, abbiamo tutti dentro la devastazione alla quale stiamo ancora facendo fronte. Basta un numero per spiegare la drammaticità del recente passato: 33mila e più morti nella sola Lombardia per Covid-19. Potremo mai consolarci?

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