Covid, più di 100 casi a Varese e Busto, e altri 37 morti. Crematorio esaurito

VARESE – La provincia di Varese si conferma l’epicentro dell’epidemia in Lombardia: altri 1.830 casi positivi rilevati nel bollettino del contagio di oggi, 17 novembre. In controtendenza rispetto alla stessa Lombardia e al dato nazionale, dove a detta degli esperti la curva si sta stabilizzando. E la corsa del Coronavirus non accenna a rallentare in particolare nelle due città principali, Varese e Busto Arsizio, che registrano ancora una volta un incremento dei contagi a tre cifre. Così come non si ferma la tragica conta delle vittime: altri 37 i decessi in provincia di Varese, con il totale da inizio pandemia che sale a 916.

I numeri

Oggi, 17 novembre, è il capoluogo Varese a mostrare il dato più alto di nuovi casi positivi, 170 a fronte dei soli 9 di ieri, segno probabilmente di un accumulo di esiti tardivi dal weekend. A Busto Arsizio il trend è costante: sono 118 i nuovi casi, in media con i circa 120 al giorno dell’ultima settimana. Anche Gallarate si avvicina a quota 100: sono 93 i contagi accertati nelle ultime 24 ore. Tra le dieci città con più positivi in valore assoluto, si registrano 52 nuovi casi a Cassano Magnago e Tradate, 48 a Malnate, 33 a Saronno, 32 a Somma Lombardo, 26 a Samarate e 23 a Caronno Pertusella. Tra i dieci comuni con il più alto tasso di positivi sulla popolazione, altri 32 casi a Cislago, 26 a Vedano Olona, 24 a Gerenzano, 18 a Laveno Mombello e a Origgio, 9 a Cocquio Trevisago.

Il caso del crematorio di Varese

Con i decessi in aumento, a Varese si sta verificando un fenomeno, in piccolo, simile a quello di cui nel corso della prima ondata si era sentito parlare per la zona di Bergamo. Il forno crematorio di Giubiano, sotto pressione per le crescenti richieste, non riesce a soddisfare il fabbisogno della città, a causa del fatto che una delle due linee è temporaneamente chiusa per manutenzione. Così succede che ai familiari dei defunti viene proposto, senza costi ulteriori, il trasporto delle salme in altri impianti, tra cui quello di Bergamo, proprio nel crematorio che registrava il tutto esaurito nella prima ondata, gestito dalla stessa società che gestisce il forno di Giubiano.

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