Crolla il fatturato, Confartigianato Altomilanese chiede investimenti

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LEGNANO – Nuovo sondaggio del sistema Confartigianato Lombardia per verificare gli effetti del coronavirus sulle piccole e medie imprese. Le Mpi lombarde dichiarano per il 2020 una riduzione media del fatturato del -25,8%, mentre la metà di esse sono incerte rispetto alle dinamiche future del mercato. Nonostante tutto, quasi tutte le imprese prevedono di adottare strategie reattive nei primi mesi dell’anno in corso, per cercare di rispondere alla crisi: il superbonus 110% è visto come un’opportunità, la burocrazia come il principale ostacolo. Per la prima metà del 2021 le imprese prevedono invece una riduzione dei ricavi del -15,7%. Le categorie di Mpi che segnalano perdite più pesanti (superiori del 30%) di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 sono trasporto persone, alimentari (rosticcerie/cibi d’asporto, birrifici…), moda, area benessere e grafici. Sono le stesse imprese che prevedono di iniziare l’anno 2021 registrando variazioni tendenziali del fatturato negative e più ampie rispetto alla riduzione media.

Sanavia: «La resilienza non basta»

Per il presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese, Gianfranco Sanavia, «i dati ci dicono che nel 2020 le imprese dell’Alto Milanese sono state resilienti, c’è stato un calo delle imprese attive solo dell’1%, ma la resilienza non basta: ora servono certezze e investimenti. Aumenta l’incertezza e si allungano i tempi di recupero del fatturato pre Covid. Molte Mpi esprimono insicurezza rispetto all’andamento futuro del mercato e dichiarano quindi di non essere in grado di prevedere quando avverrà il recupero». Una parte di imprenditori prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre emergenza entro la prima metà del 2022, più precisamente nel mese di marzo. Le Mpi lombarde sono pronte a cambiare per affrontare il futuro, introducendo almeno uno di questi cambiamenti: ampliare il numero di committenti, attivare nuovi canali di vendita, produrre nuovi beni e offrire nuovi servizi non connessi all’emergenza, entrare in nuovi mercati, diversificare la produzione e accelerare la transizione digitale (la quota di Mpi lombarde che oggi utilizza almeno uno strumento digitale è cresciuta di 10,6 punti a seguito dell’emergenza sanitaria).

Si allarga il gap di genere

Il Covid-19 contribuisce ad allargare il gap di genere: confrontando il trend di fatturato 2020 delle imprese femminili con quello delle imprese maschili si evince che le prime hanno subìto una perdita maggiore (-29,0%) rispetto alle seconde (-24,3%). La differenza è dovuta anche al fatto che le imprese femminili si concentrano per lo più in settori fortemente colpiti dalla crisi Covid-19, per esempio quelli del benessere e della moda. Va inoltre segnalato che fra gli imprenditori con figli e/o persone non autosufficienti di cui prendersi cura, le maggiori difficoltà gestionali vengono segnalate dalle donne. Ciò influisce in maniera negativa sui risultati d’impresa: difatti le donne con figli e/o altre persone di cui prendersi cura che segnalano difficoltà nella gestione denotano un calo di fatturato più elevato della media, con una riduzione del -31,2% nel 2020 rispetto al 2019. Tale risultato è anche conseguenza del fatto che i servizi a disposizione, di supporto alle attività di cura, non risultano in molti casi pienamente soddisfacenti. «L’Italia – conclude Sanavia – può ripartire se investirà sugli artigiani e sulle piccole imprese. Le piccole imprese sono pronte a fare la propria parte ma vanno realizzate le riforme non più rinviabili per uscire dalla crisi e rilanciare la competitività del nostro Paese. Le donne imprenditrici stanno pagando il conto più salato della crisi innescata dal Covid 19. E proprio per questo, ora più che mai, il tema dell’impresa femminile va rimesso al centro».

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