Arsago, “Di seta e d’oro” è la mostra che chiude il Millenario Arnolfiano

ARSAGO SEPRIO – “Di seta e d’oro” è la mostra che chiude i festeggiamenti, durati oltre un anno, del Millesimo anniversario della morte dell’arcivescovo Arnolfo II di Arsago Seprio, che hanno permesso di riscoprire la storia di questo illustre personaggio oltre ad aver rappresentato l’occasione per far ripartire studi e ricerche sulle emergenze monumentali, storiche e artistiche del territorio e di valorizzarne il patrimonio culturale. La mostra, al Centro Concordia, verrà inaugurata il 30 marzo (ore 16) e rimarrà aperta fino al 14 aprile.

Un tesoro in sacrestia

In questa prospettiva il Comune di Arsago Seprio, la Parrocchia e la Biblioteca comunale hanno deciso di promuovere una mostra sui paramenti liturgici conservati nelle sacrestie delle chiese di Arsago, Gallarate e Somma Lombardo: un’opportunità unica per i visitatori di ammirare questi tesori inaspettati e per gli studiosi di indagare nuovi filoni di ricerca. L’esposizione si concentra su due tematiche principali: da un lato l’evoluzione dall’abbigliamento romano alle vesti sacre; dall’altro lo sviluppo della produzione tessile.

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La tessitura nel Rinascimento

In Italia, fin dal Trecento, la tessitura fu uno dei settori artistici di maggior sviluppo, raggiungendo nel Rinascimento vertici che la posero in evidenza sui principali mercati europei. La raffinatezza dei disegni, la complessità di esecuzione e la ricchezza delle sete italiane resero famosi nelle corti europee velluti, damaschi rasi e taffetas provenienti dai telai della Penisola che comparvero, oltre che nei dipinti del Bronzino o di Lorenzo Lotto, solo per citare due esempi, anche nelle pale dei pittori fiamminghi. Nemmeno la crescita della tessitura lionese a partire dal Seicento ebbe il potere di spegnere l’attività dei telai italiani. Proprio nel Settecento si concentra il maggior numero dei pezzi esposti, permettendo di ripercorrere l’evoluzione dello stile decorativo di un intero secolo e della moda. Proprio di moda dobbiamo parlare, poiché i tessuti con i quali sono stati realizzati questi splendidi indumenti provengono spesso dall’abbigliamento civile. Erano secoli in cui il costo dei tessuti rappresentava l’elemento più rilevante nel prezzo finale di un abito e di conseguenza il riutilizzo di materiali preziosi era una costante: il vestito dismesso poteva venir lasciato alla Chiesa per testamento, o per sciogliere un voto, o come semplice elargizione. Ecco dunque che lucenti damaschi, bizarre carichi di filo d’oro e d’argento, lampassi e broccati tornano alla luce e possono essere ammirati ancora una volta.

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