Ecco le ragioni del ricorso della Lega contro Mattarella sul Consiglio di Legnano

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LEGNANO – Le speranze del centrodestra legnanese di rimettere in vita il Consiglio comunale cittadino uscente si annidano nelle pieghe del ricorso contro il decreto con cui il Capo dello Stato lo ha sciolto. Nel testo presentato al TAR del Lazio (nella foto in alto) per conto di sei esponenti legnanesi della Lega, l’avvocato milanese Alessandro Dal Molin afferma in sostanza che le amministrazioni pubbliche che hanno proceduto a sciogliere il Consiglio (oltre alla Presidenza della Repubblica, il ministero dell’Interno, la prefettura di Milano e la Presidenza del Consiglio dei ministri) non hanno il potere di farlo.

Il legale: «Surroga doverosa del primo consigliere dimissionario»

Ricorrere contro un decreto presidenziale, cioè il più alto atto amministrativo previsto dalla Costituzione italiana, non è affare di tutti i giorni e nel farlo il legale del Carroccio fa leva su un’altra serie di rilievi. A cominciare dal fatto che le dimissioni della metà più uno dei consiglieri non sono state contestuali ma sono avvenute in due momenti distinti, e dopo la prima il Consiglio avrebbe potuto, e dovuto, procedere alla surroga, ovvero alla sostituzione dell’unico consigliere fino a quel momento dimissionario. Come si legge nel ricorso, «le dimissioni non contestuali», sia che riguardino meno della metà dei consiglieri sia la maggioranza, «non determinano mai lo scioglimento dell’organo consiliare, ma impongono di procedere alla surroga dei dimissionari». La surroga di Mattia Rolfi sarebbe stata possibile anche con la metà meno uno dei consiglieri presenti in Aula, proprio come successo a Legnano e come avvalorato da una sentenza del Consiglio di Stato.

«Violati i diritti del primo dei non eletti e degli altri consiglieri in carica»

Viene poi affermato il diritto del primo dei consiglieri non eletti (nella fattispecie, Alessandro Carnelli) a subentrare al primo dei consiglieri dimissionari (Rolfi), come pure il fatto che «i ricorrenti, tutti consiglieri legittimamente eletti, si sono ritrovati ex abrupto privati della propria carica e del proprio ufficio, per effetto di provvedimenti illegittimi e ingiusti». Toccherà ora al Tribunale Amministrativo del Lazio, competente per i ricorsi contro i DPR, accogliere o meno tali rilievi. Rimangono inoltre pendenti ben tre cause giudiziarie: quella penale contro gli ex amministratori cittadini; l’esame al TAR della Lombardia dell’esposto presentato dal Comitato Legalità contro l’intervento del difensore civico regionale nella procedura per la surroga; e la causa contro quest’ultimo, chiamato a rispondere di abuso d’ufficio.

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