Candidature: Varese e Gallarate corrono, a Busto supercazzole

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L’annuncio che Beppe Sala, primo cittadino di Milano, si ricandiderà il prossimo anno per Palazzo Marino apre inevitabilmente una finestra sulla situazione pre elettorale della provincia di Varese. E, nella fattispecie, nella più enigmatica a questo proposito della sue città: Busto Arsizio. Mentre il capoluogo e Gallarate, gli altri due centri di primo piano che andranno alle urne, si stanno attrezzando per l’appuntamento di primavera, quanto meno con gli schieramenti più accreditati al successo, centrodestra e centrosinistra, Busto prende tempo alla grande. Non che la cosa tolga il sonno ai suoi cittadini ma di sicuro non depone per quella necessaria chiarezza che dovrebbe dominare soprattutto in politica.

Si dirà; Covid permettendo, mancano ancora almeno sei mesi alle elezioni; c’è tutto il tempo per scegliere candidati a sindaco e liste a loro sostegno. La sensazione è che Busto Arsizio difetti in un aspetto prioritario: la presenza di veri leader, e in senso trasversale. Non c’è nessuno che eccelle. Nemmeno il sindaco uscente, Emanuele Antonelli, re del traccheggio con le sue indecisioni tattiche a sciogliere la riserva sull’eventuale ricandidatura. Che probabilmente scioglierà a breve, annunciando, come Sala, novanta probabilità su cento, l’intenzione di ripresentarsi alla gara elettorale: gli piace troppo fare il sindaco e non gli piace darla vinta ai suoi numerosi detrattori. In questo sparigliando rispetto al desiderio della Lega locale di riconquistare la poltrona di maggior prestigio a Palazzo Gilardoni. E dando così la stura a un braccio di ferro che potrà essere risolto soltanto ai livelli più alti, quelli nazionali, di Lega e Fratelli d’Italia (l’attuale sindaco si è di recente accasato al cospetto di Giorgia Meloni). Il rischio, se non dovessero intervenire diktat dall’alto, è che il centrodestra vada diviso alle urne, con tutte le conseguenze del caso. Nonostante Busto Arsizio non abbia mai avuto in simpatia la sinistra, la quale, al momento, non sa ancora che pesci pigliare. Proprio come i suoi avversari non ha in canna figure certe da lanciare nella mischia. Se le avesse, come a Gallarate, ne avrebbe già fatto i nomi. Ergo: supercazzole a sinistra. idem dall’altra parte.

E la Lega? Bè, il segretario cittadino Francesco Speroni è una vecchia volpe della politica: in risposta a Bobo Maroni che per Busto Arsizio preferirebbe un candidato leghista il cui cognome non inizi con la “erre”, dichiara che il Carroccio pullula di possibili candidati. Non gli crediamo: al massimo, salvo colpi di scena, oggi può puntare su due donne: Manuela Maffioli, il miglior assessore alla Cultura degli ultimi decenni, e Paola Reguzzoni, esponente storica della sezione però con il cognome che, attenzione, comincia con la “erre”. Per il resto non ci pare che la casa offra molto altro di spendibile. Fermo restando che i veti di Maroni non dovrebbero avere peso, a meno che nascondano ragionamenti dei capi leghisti attorno a vicende di natura più personale che politica, il confronto tra Fratelli d’Italia e Lega travalica i confini cittadini. Sappiamo dei disastrosi rapporti dei due partiti sia a Luino sia a Somma Lombardo, e conosciamo le tensioni di queste ultime settimane. Se a Busto dovesse prevalere la tesi del divorzio (ognuno per sé), le pesantissime scorie intaccherebbero le alleanze a Varese e Gallarate. E allora, ciao ciao al centrodestra.

Anche per un’altra ragione, che si chiama Forza Italia. Per nulla disposta a fare un passo, anzi, due, di lato. Proprio a Busto fa capolino, seppure con malcelata timidezza, Gigi Farioli, già sindaco per due mandati e, a quanto risulta, tutt’altro che insensibile a un suo ripescaggio tra i due litiganti. Ma non se ne farà nulla: Forza Italia oggi nel Varesotto conta come il due di picche con briscola a cuori. I motivi sono altrettanto noti e purtroppo per i berlusconiani locali pesano in modo negativo sulle loro possibilità di interlocuzione. Dopo di che, in politica può sempre accadere l’imprevedibile. Ma sarebbe un miracolo, di solito riservati ai santi. Che da queste parti girano alla larga, latitano. Proprio come i veri leader.

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