“Mi chiamano Big Eli e sogno l’Eurolega”. Elisee Assui racconta la sua storia

Elisee Assui Varese Basketball

VARESE – Dal tifo per il fratello Sofo fino alla Next Gen e alla maglia azzurra. In pochissimi anni. La carriera sportiva di Elisee Assui è breve, ma intensa. E ha un’unica ricetta, senza sconti. Il duro lavoro. Anzi il duro lavoro fatto come si deve. “Non è importante lavorare tanto, ma lavorare tanto e bene” le parole di Big Eli (“sono stati i miei compagni di squadra a darmi questo soprannome”). Un ultimo anno di miglioramenti straordinari grazie a una dedizione all’allenamento più unica che rara e, già in questa stagione, la gioia di esordire in serie A e in Fiba Europe Cup con la maglia di Varese. Oltre ad essere un punto di riferimento dei Roosters in serie B e nella Under 19.

Due settimane “folli”. Dapprima la Next Gen…

Era uno degli obiettivi che volevo raggiungere. La Next Gen è un torneo di altissimo livello, che mi ha permesso di confrontarmi con talenti incredibili.

Cosa ti sei portato a casa da Abu Dhabi?

La consapevolezza che in giro per il mondo ci sono giocatori fortissimi. Prima conoscevo solo i giocatori italiani, adesso che ho visto i massimi talenti internazionali mi è venuta voglia di lavorare ancora di più per arrivare al loro livello.

E poi è arrivata la convocazione in Nazionale. La prima con la maglia azzurra

La chiamata in Nazionale è stata bellissima. Più che altro ho capito che qui a Varese stiamo lavorando bene. Conoscevo tutti i miei compagni, nella squadra Under 18 si è creato un ottimo affiatamento e devo ringraziare il coach Marco Sodini che mi ha dato fiducia e minuti in campo.

Ripartiamo dagli inizi, quando hai incominciato con la Robur

Mica tanti anni fa. Ho incominciato a giocare a basket tardi, verso gli 11-12 anni, in Robur. Naturalmente non potevo neppure immaginare che a 18 anni sarei arrivato alla Next Gen e alla Nazionale. Ho preso in mano la palla arancione perché mi divertivo. E per seguire mio fratello Sofo.

In una famiglia di sportivi potevi giocare a calcio. Invece…

Il calcio non mi è mai piaciuto più di tanto. Ho un fratello, Jean, che è un calciatore professionista in Svizzera, al Morbio. Ma io ho sempre seguito Sofo.

Sofo Assui che ora gioca a Potenza e che è stato un giocatore della Robur

Esatto. Ho sempre seguito Sofo in palestra, andavo alle sue partite in serie B e facevo il tifo per lui. Quando l’anno scorso ho esordito in serie B è stato un piccolo trauma.

Perché?

Perché pensavo a quando in serie B giocava Sofo. Il paragone mi intimidiva, avevo sempre paura di sbagliare. Quest’anno invece ho la testa più libera.

Il lavoro come stile di vita di Big Eli. Qual è la tua giornata tipo?

Al mattino vado a scuola fino alle 11. Poi subito al Campus per l’allenamento con la prima squadra. Mangio, se riesco, non sempre, ed inizia l’allenamento con la serie B. Poi c’è la possibilità di fare sedute individuali, pesi e cose così. Arrivo a casa per le 18.

6-7 ore di allenamento e prima la scuola. Tanta roba

Si, mi alleno tanto, ma il lavoro che faccio è solo un mattoncino che serve per raggiungere il mio obiettivo. Con il tempo però ho scoperto un segreto.

Quale?

Lavorare tanto è importante. Lavorare tanto e bene, con la gente giusta, è ancora più importante. Io devo ringraziare tutti gli allenatori che mi fanno notare i miei difetti. Sin dall’anno scorso mi hanno spiegato qual era il profilo di giocatore che potevo diventare e ci abbiamo lavorato insieme, anzi ci stiamo lavorando. L’anno scorso facevo individuali con Herman Mandole e poi con Marcelo Lopez la preparazione fisica. Quest’anno faccio allenamenti di squadra, e all’interno, sessioni con qualsiasi allenatore, può essere Roncari, Besio o altri. E’ tutto lo staff che mi sta dando grande fiducia e non posso che ringraziarli.

Insomma tu sei l’esempio del progetto player development tanto caro a Luis Scola

Con lo staff tecnico tutti noi lavoriamo per raggiungere questo obiettivo. A Varese ci sono le condizioni per farlo e per farlo bene.

Quest’anno la B, la Fiba Europe Cup e l’esordio in serie A

Tutto un sogno. Mi ricordo ancora il mio esordio in Coppa a Cipro.

Com’è stato?

All’inizio avevo le mani sudatissime, la salivazione azzerata e tanta paura. Poi sono entrato gli ultimi minuti e ho anche segnato da sotto. Non me lo sarei mai aspettato. Quando poi ho esordito a Masnago il cuore mi batteva fortissimo. Adesso però ci ho fatto l’abitudine. Vado in campo ed entro in partita, senza pensare a tutto quanto c’è al di fuori del parquet.

Qual è il compagno di squadra con cui hai legato di più?

Devo dire che mi trovo bene con tutti i ragazzi della serie A. Mi hanno sempre aiutato anche perché io sono il giovane del gruppo. Se però devo fare un nome, allora dico Matteo Librizzi. Libro ha fatto lo stesso percorso che sto facendo io adesso. Mi capisce, mi sta vicino e mi dà tanti consigli.

Dal punto di vista fisico sei un giocatore particolare. A chi ti ispiri?

Me lo chiedono in tanti. Una risposta non c’è. Cerco di rubare il più possibile da tutti. Guardo molti video motivazionali dei giocatori Nba per darmi la carica. Guardo i miei compagni della serie A. Poi vado in campo e non penso più a niente. Sono concentrato sul mio obiettivo e voglio solo giocare il meglio possibile.

Qual è il sogno di Elisee Assui?

Il sogno sarebbe giocare in Eurolega. Il mio futuro ancora non lo so, spero di raggiungere il livello più alto possibile.

E giocare in serie A con la maglia di Varese?

Beh certo. Giocare in serie A a Varese è un obiettivo che voglio assolutamente raggiungere.

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