Ex pizzeria della mafia di Busto, Italia Viva attacca la giunta: «Un pasticciaccio»

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BUSTO ARSIZIO – Sul mancato affidamento alle associazioni dell’ex pizzeria confiscata alla mafia di via Quintino Sella, Italia Viva va all’attacco. È «un pasticciaccio brutto» quello che ha combinato la giunta Antonelli, secondo i renziani, che citano Gadda (Carlo Emilio, lo scrittore, e non la deputata varesina Maria Chiara), per commentare «il giallo» del bando di assegnazione dell’immobile confiscato alla criminalità organizzata. «Annullato – fa notare il partito che in città è coordinato da Davide Boniotti e Giuseppina Lanza – nonostante le proposte presentate da tre enti. Per poi prevedere di spendere 140mila euro per ristrutturare 70 metri quadrati». Per Italia Viva, che era già intervenuta sul tema con l’allora consigliere comunale Massimo Brugnone, è una «vicenda imbarazzante» che mostra «profonda confusione» da parte dell’amministrazione comunale.

Il “pasticciaccio brutto”

“Quer pasticciaccio brutto de via Quintino Sella”, così lo ribattezza Italia Viva, è «l’ennesimo esempio di imperizia dell’amministrazione Antonelli». Che ha «annullato il bando per l’assegnazione dei locali confiscati alla mafia di via Quintino Sella», che prevedeva di concedere in comodato d’uso gratuito per 15 anni i locali dell’ex pizzeria “per finalità sociali” e con l’onere della messa a norma dei locali, anche sostenuto da un cofinanziamento o co-fundraising da parte del Comune. «Al bando hanno partecipato tre enti (“La Banda”,“Fondazione San Carlo – Intrecci” e cooperativa sociale “La Valle di Ezechiele”), ma nessuno dei partecipanti ha ottenuto l’affidamento» fanno sapere Boniotti e C. «Le prime due associazioni hanno presentato una proposta in linea con gli scopi del bando ma che prevedeva un esborso per il comune e quindi l’amministrazione ha valutato non rispettata la condizione di autonomia economica dei progetti presentati. Per La Valle di Ezechiele la situazione appare più complessa, il progetto prevedeva l’assunzione dei costi da parte dell’associazione per la ristrutturazione dei locali, ma a fronte del ripristino dell’attività di pizzeria e quindi il progetto non è stato ritenuto adeguato perché aveva una finalità economica».

Le domande di IV

Motivazioni che non convincono Italia Viva, che rivolge all’amministrazione una serie di domande:

  • Perché escludere un progetto in quanto presenta il ripristino di un’attività economica, quando le norme del Terzo settore prevedono espressamente che si possa fare quando la finalità non è la distribuzione dell’utile ai soci ma il rimpiego nelle attività sociali?
  • Perché fare un bando in cui non si dà la possibilità di cambiare la destinazione di un immobile commerciale e poi non accettare un progetto proprio perché prevede il corretto utilizzo dello spazio?
  • Se due associazioni non hanno avuto l’assegnazione, in quanto l’amministrazione comunale avrebbe dovuto sborsare dei fondi, perché annullare il bando e prevedere subito dopo di spendere 140mila euro per ristrutturare 70 metri quadri con soldi pubblici?

E i renziani di Busto Arsizio si chiedono «se tutto questo sia stato semplicemente dettato da una profonda confusione nella stesura del bando e mancata conoscenza delle norme sul Terzo settore da parte dell’amministrazione comunale, perché sicuramente è evidente almeno una mancanza di sensibilità verso il mondo associazionistico, dovendo escludere a priori che ci sia stata una volontarietà per questo ginepraio burocratico».

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