Ex pizzeria della mafia di via Sella, chiede Brugnone (ItaliaViva): «Si riutilizza o no?»

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BUSTO ARSIZIO – «Che fine ha fatto il progetto per il riutilizzo del bene confiscato alla mafia in via Quintino Sella?». A chiederlo all’amministrazione comunale, con un’interrogazione, è il consigliere comunale di Italia Viva Massimo Brugnone, che fa parte del gruppo misto in sala esagonale. L’immobile a cui fa riferimento è l’ex pizzeria di via Quintino Sella 7, in zona San Michele, che il Comune in passato ha ottenuto dall’Agenzia dei beni confiscati per poterla riutilizzare a fini sociali.

La convenzione decaduta

«Lo scorso giugno – informa Brugnone – è decaduta la concessione di utilizzo gratuito degli immobili ed è venuta meno la convenzione con la Cooperativa» che si era aggiudicata il bando per il riutilizzo sociale del bene confiscato. «Una mossa fatta in silenzio e che per questo fa oggi ancora più rumore – sottolinea l’esponente renziano ex Pd – fin dal primo giorno di Consiglio comunale, nel 2016, ho chiesto attenzione al Sindaco e alla giunta sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Abbiamo lavorato per fare in modo che Busto Arsizio non stesse ferma a guardare, ma desse un proprio forte segnale nei confronti di chi con metodi mafiosi opera sul nostro territorio. Finalmente quasi due anni fa è stato emesso un bando che ha portato all’affidamento del bene a una cooperativa che avrebbe dovuto utilizzarlo per il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, ex detenuti o in condizioni di disagio economico sociale. Un buon progetto, ma rimasto tutto sulla carta». La Cooperativa 3B aveva annunciato la volontà di avviare il progetto “Ryciclo”, una ciclofficina con abitazione annessa in cui impiegare ex detenuti del Carcere di Busto Arsizio, poi però la messa in liquidazione della Cooperativa ha fatto decadere il tutto.

L’interrogazione in consiglio

Nell’interrogazione che dovrà avere risposta in Consiglio comunale, Massimo Brugnone chiede di conoscere gli esatti motivi di questa decadenza e se Sindaco e Giunta abbiano intenzione di emettere un nuovo bando per l’affidamento del bene. «Sempre che nel frattempo, causa inefficienza, non sia ritornato in mano all’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata» chiosa il consigliere, in passato già autore di diversi appelli per l’utilizzo dei beni confiscati presenti sul territorio comunale, nonché della proposta di istituzione di una commissione antimafia.

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