Export varesino in crescita, ma la guerra dei dazi ora fa paura

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VARESE – Gli ultimi dati provvisori disponibili sul commercio estero varesino relativi al primo trimestre 2018 mostrano una crescita dell’export rispetto a quanto registrato nel primo trimestre del 2017. Ma, attenzione, i dati positivi vanno letti in prospettiva futura. Per questo, Riccardo Comerio, presidente dell’Unione varesina degli industriali, va cauto nei commenti. Dalla guerra dei dazi fino al “Decretop dignità” del governo intravvede motivi di forte preoccupazione. Detto questo, l’export della provincia ha sfiorato nel primo trimestre i 2,8 miliardi di euro, in crescita del 22,9% rispetto al primo trimestre del 2017. Tale variazione è dovuta principalmente al settore aerospaziale, le cui esportazioni hanno registrato il maggiore incremento in valore tra i settori, recuperando così il calo del primo trimestre del 2017. Depurata “dall’effetto aerospazio”, nel primo trimestre 2018 la variazione tendenziale dell’export varesino risulta essere stata pari a +1,9%.
Sul lato delle importazioni, Varese ha registrato una crescita del 7,6%, risultando pari a 1,6 miliardi di euro. Risultato: un saldo commerciale positivo (+1,2 miliardi di euro), ed in crescita rispetto al primo trimestre del 2017 (+52,7%). Questa in estrema sintesi quanto emerge da una rilevazione su dati Istat effettuata dall’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

I mercati

Riguardo i mercati di riferimento, sono in deciso aumento, rispetto al primo trimestre del 2017, le esportazioni verso l’UE28 (+29,2%), che si conferma primo bacino di destinazione dei prodotti varesini, l’Asia Centrale (+31,6%), gli altri paesi europei non UE (+24,3%), il Medio Oriente (+24,6%) e l’Oceania (che ha visto più che triplicare l’export). Tra i paesi, la Polonia ha guadagnato un primo posto nella classifica dei mercati di destinazione dei prodotti varesini, prendendo il posto della Germania. La Polonia ha registrato un tasso di crescita molto elevato, con un export quintuplicato, determinato in parte da alcune consegne legate al settore aerospaziale. Sebbene fuori dalla classifica delle prime dieci destinazioni, è considerevole anche l’export registrato verso l’Australia (triplicato) e la Russia (+62,1%). È tornato a crescere anche l’export verso l’Europa del Nord che aveva registrato una battuta d’arresto dovuta anche alle fluttuazioni del prezzo del petrolio: Svezia +16,8%, Norvegia +170,6%.

Principali settori

In termini di composizione settoriale, con riferimento ai comparti maggiormente rappresentativi del territorio, si evidenzia che il 63% delle esportazioni ha avuto origine dal settore metalmeccanico, il 9% dal tessile-abbigliamento, l’11% dal chimico-farmaceutico e l’8% dal settore gomma e materie plastiche.
Sotto l’aspetto della dinamica si rilevano delle differenze tra i settori analizzati, sebbene l’export di tutti i principali comparti produttivi abbiano registrato variazioni tendenziali positive.

Le preoccupazioni di Riccardo Comerioexport dazi comerio

Per Riccardo Comerio, presidente dell’Uniove industriali della provincia di Varese «l’andamento delle esportazioni è sicuramente positivo e riporta Varese sulla strada di una strutturale crescita sui mercati esteri che da sempre contraddistingue la nostra industria negli ultimi anni. Certo una crescita a doppia cifra così consistente è molto legata alle dinamiche del comparto aerospaziale, in particolare quelle che hanno riguardato la Polonia. Anche al netto di ciò, pur molto limata, la performance della prima parte dell’anno è comunque positiva. Purtroppo, però, è collocata temporalmente in mesi dove la guerra commerciale a suon di dazi era solo un pericolo e non una realtà come oggi. Ora bisogna vedere cosa succederà e quali saranno le ripercussioni sui mercati delle decisioni Usa, a cui hanno fatto seguito le contromisure Ue. Il commento secco è che non ci voleva. Per un’economia come quella varesina una politica di dazi è un danno da evitare. Come potrebbe non esserlo per una provincia che esporta ben il 45% del valore aggiunto prodotto e che ha un avanzo commerciale che solo nei primi tre mesi del 2018 ha superato il miliardo di euro? Bastano questi numeri per capirlo. Ecco perché condividiamo in pieno le preoccupazioni espresse anche dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Vediamo il rischio di un mondo e di nazioni troppo pronte e tentate di richiudersi in se stessi, spingendo l’economia e l’organizzazione delle imprese verso un medioevo che guarda alle dinamiche industriali con lenti ideologiche che poco hanno a che fare con la realtà e che rischiano di frenare un percorso di crescita e sviluppo sul quale eravamo riusciti con fatica a incamminarci. I danni potrebbero essere incalcolabili. Gli effetti, contrari a quelli voluti».

I dubbi sul Decreto dignità

«E anche a livello interno – avverte il presidente Comerio – cresce la soglia di attenzione delle imprese per provvedimenti, come quelli contenuti nel “Decreto Dignità”, che colpiscono le delocalizzazioni. Andrebbe anche bene, ma prima bisogna porsi una domanda: che cosa si intende per delocalizzazione? Ogni investimento estero produttivo di un’impresa italiana è delocalizzazione? Anche quelli che si fanno per presidiare i mercati esteri per vendere in loco beni che altrimenti non sarebbero venduti e la cui crescita comporta anche aumenti di livelli occupazionali in Italia? A Varese? E il modello tutto italiano di multinazionale tascabile legato a tante nostre, anche varesine, medie imprese che fine fa?»

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