Fagnano, Fausto Bossi lascia le deleghe alla Cultura, ma resta assessore

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FAGNANO OLONA – Vincono le minoranze, vince il sindaco Catelli e vince anche Fausto Bossi. Che però perde le deleghe alla Cultura. Non il posto in giunta, in quanto mantiene le competenze a Sport, Informatizzazione e Comunicazione. Insomma l’assessore leghista messo a lungo in discussione dalle opposizioni, ma anche dalla sua stessa maggioranza, in queste settimane, l’ha scampata. E la cosa non era certo scontata. E vince anche il silenzio dei consiglieri di maggioranza che assistono senza spendere una parola per la coppia di assessori sotto pesante attacco.

E anche l’assessore ai Lavori pubblici Gabriele Moltrasi, altro “osservato speciale” in Più Fagnano, alla fine, tutto sommato porta a casa la pelle. Dopo che in un paio d’ore di consiglio e interrogazioni, le opposizioni gli hanno fatto fare un tour virtuale dei cantieri fagnanesi: «Inesistenti», per gli interroganti; «pronti a partire o che arriveranno» per l’assessore. Che di fatto, come dichiarato da Paolo Carlesso  di Fagnano Bene Comune, «resta aggrappato a un “pinguino” posizionato all’asilo e al rifacimento dei bagni in una scuola».

La vittoria delle opposizioni

Nessuno tra i gruppi di opposizione ha brindato alle mezze dimissioni dell’assessore Bossi. Anche perché sapevano che in qualche modo l’assessore si sarebbe salvato. Però Fagnano Bene Comune, Siamo Fagnano e i Cinque stelle hanno centrato l’obiettivo politico di far emergere debolezze, contraddizioni e spaccature della maggioranza. Pigiando il piede su tutta una serie di lavori pubblici annunciati e non ancora partiti (questa volta Moltrasi però è stato più preciso e puntuale nel rispondere. Ma sempre solo), sulla scellerata visita alla torretta del Castello guidata da Bossi e che ha rischiato di essere la buccia di banana per il team Catelli e sul rimpasto annunciato, non ancora avvenuto, ma neanche smentito dal sindaco proprio in consiglio comunale dopo le sollecitazioni del pentastellato Walter Lomi. Insomma, che nella squadra di governo di Più Fagnano si debba mettere mano ormai è più che certo. I tempi d’intervento del sindaco però non sono maturi: «Quando e se ci saranno cambiamenti, lo dirò proprio in questa sede», ha detto Elena Catelli.

Il vassoio d’argento del sindaco

Non sono certo state settimane facili per il sindaco, che si è trovata a gestire l’inciampo del suo assessore che, con il passare dei giorni, stava rischiando di mandare a gambe all’aria la baracca. Ha assorbito le tensioni e chissà quante volte Elena Catelli si è morsa la lingua per non “licenziare” in tronco qualche suo assessore e riplasmare a “sua immagine e somiglianza la giunta”. Lei non lo dice. Ma fonti vicine al sindaco sono pronte a confermare: «Tante».

Alla fine però la tattica ha prevalso sulla mano decisionista che a questo sindaco non manca. E così Catelli ha frenato, soprattutto sul benservito a Bossi. Dando l’impressione, anche a chi dentro la maggioranza si attendeva (e spingeva) per il taglio, di aver piazzato una inaspettata inversione a U. Invece no. Elena Catelli ha scelto di non passare per la “giustiziera” di un suo assessore, ma ha messo lì il vassoio, sul quale l’assessore ha appoggiato le deleghe alla Cultura. Che ha deciso di mantenere nelle sue mani, per ora.

Insomma, senza muoversi (apparentemente) il primo cittadino ha di fatto depotenziato il protagonista del “pasticcio della torretta” e lanciato segnali importanti. Con toni pacati, sereni e fermi. I cui effetti, probabilmente si vedranno più avanti.

Le scuse vincenti di Bossi

L’assessore partiva da un pesante svantaggio. Se si trattasse di calcio si potrebbe dire che Bossi era già sotto di quattro gol ancor prima di cominciare la partita. Gap pesante certo, ma che ha saputo colmare con una frase netta e inequivocabile: «Ho sbagliato, scusate. Mi spiace». Insomma il chiedere scusa, merce rara in politica e che fa onore a Bossi, ha disinnescato la bomba. Ma non le minoranze che, per voce di Marco Baroffio di Siamo Fagnano, sulla delicata questione hanno incalzato il leghista. Il quale, non senza qualche inciampo, ha delineato come si è sviluppata la vicenda estiva della visita, spiegato come si è trovato in possesso delle chiavi di accesso, per poi concludere con l’annuncio della remissione delle deleghe alla cultura. Insomma, è anche probabile che l’assessore sia stato “salvato” dai vertici provinciali della Lega, ma è certo che, simbolicamente, ha chinato il capo davanti al consiglio e al suo sindaco.

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