L’oncologia di Busto, l’impegno e la visione per il futuro

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di Ivanoe Pellerin*

Cari amici vicini e lontani, ho appena concluso un breve periodo di meritate (ça va sans dire) vacanze e senza sorpresa ho letto numerosi articoli sulla disputa circa l’Ospedale Unico e la proditoria chiusura dell’Oncologia di Busto Arsizio. Io credo che occorra essere molto attenti a quello che si afferma con determinazione soprattutto su argomenti così delicati e di straordinario pubblico interesse.

Essere malati è certamente la condizione più difficile per la persona ma è anche la cifra che la definisce, che ci definisce tutti, e tutti abbiamo provato qualche tipo di malanno più e meno affannato. Ma quando si parla di malattie oncologiche la faccenda diventa subito complicata, delicata, ahimè drammatica. Andiamo con ordine: l’oncologia è la branca della medicina che si dedica alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione dei tumori benigni e maligni e generalmente si articola in oncologia medica, oncologia chirurgica e radioterapia. È bene sapere che, sebbene il tumore maligno sia responsabile del decesso di 7,4 milioni di persone in tutto il mondo e rappresenti la prima causa di morte su scala mondiale (il 13% delle morti mondiali), enormi progressi sono stati compiuti nella terapia medica, chirurgica e radioterapica intorno a questo orribile morbo. Questo ci conforta e soprattutto conforta le migliaia di persone che in Italia sono oggi aggredite da questa calamità, 373.00 nuovi casi ogni anno.

pellerin oncologia ospedale bustoL’Oncologia Medica dispone di notevoli possibilità di cura che, oltre all’aspetto del controllo generale dell’organismo, si avvale in grande sintesi di numerosi protocolli di attività farmacologiche variamente articolate fra loro che sono note come “chemioterapia”. Inutile dire che sottoporsi alla chemioterapia non è una passeggiata, è molto faticoso ed il paziente deve essere tenuto costantemente sotto controllo per periodi a volte prolungati. Posso dire: fatiche estenuanti. Ecco perché l’Oncologia è articolata su tre setting di cura: l’ambulatorio, il Day Hospital e il ricovero dedicato. Ora le tecnologie ed i progressi medici consentono di curare bene i pazienti sia in ambulatorio che nel Day Hospital dove appunto si effettuano i cicli di chemio. Il ricovero è destinato a situazioni, per fortuna piuttosto rare, dove il paziente necessita di un ambiente protetto ed un controllo in continuo, in genere per il precipitare degli avvenimenti.

Per quanto esposto, un reparto di Oncologia (chiamato in gergo Unità Opeativa) abbisogna di un congruo numero di ambulatori per la presa in carico ed i regolari accertamenti dei pazienti, di un adeguato numero di poltrone-letto di Day Hospital, adeguato sulla inevitabile domanda dell’utenza di riferimento, ma di un limitato numero di letti di degenza poiché la gran parte di coloro che vengono ricoverati sono in fase avanzata di malattia e in realtà hanno bisogno non dell’accudimento medico ordinario ma di quello specializzato delle Cure Palliative.

Nell’ottica dell’Ospedale Unico, un progetto molto complesso, che richiede una notevole e anticipata preparazione, una grande capacità non solo di organizzazione ma soprattutto di visione, una grande interpretazione della domanda alla moderna medicina legata al territorio di riferimento, due Unità Operative di Oncologia con tutte le attività assistenziali sono di certo un inutile spreco di risorse e di energie, elementi ormai carenti in questa sanità sempre più magra e anoressica. Bene dunque iniziare a collocare l’Unità Operativa con tutti e tre i setting di cura in uno dei due ospedali, peraltro molto vicini, a patto di potenziare nell’altro un Day Hospital di proporzioni adeguate, cioè con un importante numero di poltrone-letto (il vero cuore dell’attività oncologica) e con i relativi ambulatori di riferimento e tutti i servizi diagnostici. Per quanto detto, sono ugualmente da potenziare anche le Cure Palliative sia come degenze dedicate, cioè l’Hospice, sia quelle ambulatoriali, sia in particolare quelle domiciliari, molto, molto importanti. L’intervento curativo nel senso della lotta alla malattia e quello palliativo nel senso della protezione della persona non devono voltarsi reciprocamente le spalle come le due facce del mitico Giano, ma devono integrarsi collaborando e quindi iniziare il più precocemente possibile, là dove se ne scorga l’opportunità. Su questo argomento ho intenzione di ritornare.

Abbiamo bisogno di bravi medici specialisti oncologi davvero impegnati per le vere necessità del malato di tumore che sono di fatto centrate sulle visite di valutazione e di controllo e sulle terapie, oggi sempre più complesse e sofisticate e perciò di attento riguardo, ma in grado di portare ad una svolta significativa del decorso della malattia. Occorre rassicurare i pazienti che nulla sarà lasciato alla routine, ma tutto sarà costantemente controllato e verificato con la grande considerazione delle necessità della persona. Lo sguardo attento alla malattia, l’ineccepibile preparazione medica, l’attenzione umanistica con la rassicurazione ed il conforto sono gli elementi indispensabili per un’attività oncologica davvero moderna e all’avanguardia. Credo che l’Azienda Valle Olona abbia attentamente valutato queste argomentazioni e voglia collocare l’Unità Operativa con i tre setting di cura presso l’Ospedale di Gallarate ma nel contempo voglia potenziare gli ambulatori, il Day Hospital e le Cure Palliative presso l’Ospedale di Busto. Mi pare nessuna abdicazione, solo una visione sul futuro.

Cari amici vicini e lontani, ho fiducia che sia questa la strategia che la direzione del Valle Olona stia perseguendo ed ho fiducia che l’impegno di coloro che hanno a cuore le sorti della salute della nostra comunità porterà buoni risultati per tutti noi, naturalmente con i tempi necessari per programmi così complessi e per una considerazione sul futuro della nostra salute che solo esperti molto preparati possono mettere in camp0.

*già direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cure Palliative e Terapia del Dolore dell’ospedale di Legnano

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