Fagnano, in consiglio spuntano i misteri del quadro sparito e dei messaggini

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FAGNANO OLONA – C’è chi “perde” la brocca e chi perde la storica pergamena della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Al Castello di Fagnano, durante l’ultimo consiglio comunale, che si è tenuto giovedì 28 novembre, tra discussioni sopra le righe, sparizione di quadri e messaggini inviati e resi più o meno pubblici, succede un po’ di tutto.

Maledetta tecnologia

Quasi come accadde al momento della scelta di Samuela Besana, come candidato di Più Fagnano, ad scompaginare la (precaria) tranquillità del centrodestra locale sono ancora una volta i messaggini whatsapp. La storia, seppur non in tutti i suoi dettagli, è saltata fuori in consiglio. E a farla emergere dal silenzio in cui si era inabissata è stata la dichiarazione del capogruppo di Siamo Fagnano Marco Baroffio. Il quale, al momento di discutere, a porte chiuse, l’interpellanza grillina sulla vicenda giudiziaria “Mensa dei poveri”, ha abbandonato l’aula con questa motivazione: «Visto quanto accaduto lunedì nella commissione per assegnare le benemerenze, il nostro gruppo non parteciperà alla discussione segreta a tutela del nostro ruolo di consiglieri».

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“Cos’è successo lunedì nella non tanto segreta riunione per le benemerenze?”. E’ questa la domanda che il pubblico (e non solo) si è posto davanti alla criptica dichiarazione del consigliere di opposizione. E la risposta sta tutta in giro di messaggi su chat che, pare, raccontassero quanto stava accadendo alla riunione (per regolamento segretissima) in corso per assegnare le benemerenze. Dove si stava svolgendo un’animata discussione sull’opportunità o meno di assegnare una delle tre benemerenze.

Messaggi inviati in segreto, ma che non sono rimasti tali e che hanno rotto l’embargo. «Oltre ad aver fatto perdere, da parte nostra, la fiducia in questa maggioranza», dice Baroffio, mentre nella sala consiglio si discute l’interpellanza grillina. Resta il mistero di chi abbia dato vita alla catena di messaggi e avviato gli spifferi su un dibattito che avrebbe dovuto restare sigillato tra le mura del Castello.

Duello Rusticano e clima surriscaldato

A perdere la brocca è stato il consigliere di Fagnano Bene Comune Paolo Carlesso durante l’interrogazione sul pasticcio della commissione Paesaggio. Carlesso, dopo aver letto il documento nel quale ha ricostruito la vicenda, ha perso letteralmente le staffe dando vita una zuffa verbale con il presidente del consiglio Alessio Mannino impegnato a contenere la sua ira. E con in mezzo il sindaco Elena Catelli che ha provato a dare spiegazioni, senza però convincere l’interrogante. E anche qualche altro consigliere non solo di opposizione.

Il mistero del quadro sparito

Aveva tutta l’aria della mozione innocua quella presentata da Baroffio e nella quale si chiedeva di riappendere in un luogo di prestigio all’interno del municipio, la pergamena celebrativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il problema però è che quel documento, «sottoscritto da quasi tutti i consiglieri presenti all’epoca» ha sottolineato nel suo intervento Giacomo Navarra, non si trova più.

A dare annuncio della sparizione è stata la vice sindaco Piera Stevenazzi, la quale ha raccontato di un ricerca minuziosa in tutto il Castello che però ha dato esito negativo. Insomma della solenne cerimonia che si è tenuta all’epoca del sindaco Marco Roncari c’è la campanella commemorativa, c’è il libro con una copia del documento sparito, ma non più la pergamena originale. Che «è rimasta appesa – racconta la vice sindaco nel ricostruire la vicenda – fino al tempo del doppio commissario, quando l’ufficio nel quale era collocata è stato dipinto». E così quella del quadro si va aggiungere ad altre sparizioni (vere o presunte) che tempo fa hanno già occupato le cronache dei quotidiani locali.

Sta di fatto che nell’attesa di ritrovare la pergamena, Navarra si è reso disponibile a donare la foto originale del documento per poter fare una riproduzione e Baroffio ha insistito affinché la sua proposta venisse comunque votata «come stimolo ad andare ancora più a fondo rispetto alla sparizione». A quel punto tutte le mani (anche se qualcuna a fatica) si sono alzate per accogliere la mozione.

Ma quella del quadro non è l’unica assenza di cui si è parlato l’altra sera al Castello. Tra i consiglieri c’è chi ha ricordato che su quella pergamena mancavano le firme dei tre consiglieri leghisti nell’amministrazione Roncari. Uno dei quali, Fausto Bossi, ancor oggi al Castello con Elena Catelli, ha votato per far tornare il quadro al proprio posto. «Forse perché – ha commentato più di un consigliere non senza ironia – il motto del Carroccio ora è diventato Prima l’Italia».

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