Femminicidi e violenza sulle donne, l’importanza del “giorno dopo”

Picchiata con la cintura perché non esaudiva i suoi desideri, dopo anni di vessazioni e maltrattamenti fisici e psicologici, una donna di 37 anni ha finalmente visto la finire il suo incubo. La Polizia di Stato ieri sera a Milano, nella giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, ha arrestato il suo convivente, un uomo di 41 anni, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Milano. Ed ecco il silenzio, che rimpiomba impetuoso, all’indomani di una giornata doverosa e importante, su un dramma umano e culturale sul quale c’è ancora molto, troppo da fare.

Sabrina, nome di fantasia, dopo un inizio di relazione “normale”, dal 2020 subiva insulti, minacce, pugni e schiaffi, fino alle frustate con la cintura. Perché? Ogni scusa era buona. Lei ha trovato il coraggio di denunciarlo, finalmente, ma dalla prima denuncia nel luglio del 2022, sono passati altri mesi prima che l’orco finisse in manette.

Il nostro dovere oltre il 25 novembre

Nel 2022, fino ad oggi, le presunte vittime di femminicidio in Lombardia sono state otto, su un totale di 104 in tutta Italia. Oggi esistono strumenti giuridici che velocizzano gli inter per le violenze di genere, ma funzionano davvero? Molto altro andrebbe fatto, misure cautelari più incisive, deterrenti maggiori per violenti e persecutori.

La scia di sangue in Lombardia del 2022

La prima ad essere uccisa da un uomo che non accettava di vederle scegliere una nuova vita lontano da lui, è stata Carol Maltesi, 26 anni. Il 20 marzo scorso Davide Fontana, un quarantenne impiegato di banca che evidentemente aveva deciso che lei gli appartenesse, come fosse una proprietà, l’ha soffocata e finita con un corpo contundente “per una telefonata”. In poche settimane sono state ammazzate rispettivamente dal figlio e dal padre, Maria e Giada, la prima nel milanese, la seconda nel varesotto. Su questi due casi l’ipotesi femminicidio deve ancora essere accertata dalla chiusura indagini.

Ad aprile, inizialmente pensato come conseguenza di un drammatico incidente, è morta annegata in auto Romina Vento, 44 anni, Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo. Lei non era più felice e voleva lasciare quel compagno che, secondo le indagini, dopo aver puntato l’auto dritta nel fiume Adda, le avrebbe poi tenuto la testa sott’acqua, prima di abbandonare il veicolo e mettersi in salvo.

Sempre ad aprile, in Brianza, la 58 enne Fabiola Colnaghi è stata picchiata a morte da suo figlio, il viso deturpato. La sua felicità, emergerà dopo, lo avrebbe mandato su tutte le furie…

Stefania Pivetta, 56 anni, e sua figlia Giulia, 16 anni, sono state uccise dal marito e padre Alessandro Maja, 57 anni, nella loro abitazione in provincia di Varese. Solo il figlio maggiore, Nicolò, si è salvato. In questo caso, dubbio il movente, non è ancora stato stabilito se Maja abbia agito per vendicarsi della decisione della moglie di lasciarlo o per altre ragioni che saranno chiarite dalle indagini ancora in corso.

Valentina Di Mauro, 33 anni, è caduta sotto il peso di oltre dieci coltellate, sferratele nel luglio scorso nella sua casa in provincia di Como, dal suo compagno, Marco Campanaro, 37 anni. Sembra che lui si fosse convinto che la giovane avesse conosciuto un altro uomo e che quindi presumibilmente che si meritasse una punizione.

Oggi è “il giorno dopo”, come il giorno dopo i primi titoli di giornali che attirano la curiosità di tutti, il giorno dopo le commemorazioni, il giorno dopo l’indignazione generale. E’ nei “giorni dopo” che dobbiamo continuare a ricordare, riflettere, osservare chi abbiamo intorno e non abbassare la guardia mai. Scarpe rosse indosso, figurativamente, ogni giorno.

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