Forza Italia a congresso. Pedroni: «Non siamo la stampella della Lega di Salvini»

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VARESE – La parola rinnovamento, più che pronunciata ufficialmente, aleggia nella sede varesina di Forza Italia, dove questa mattina i vertici provinciali forzisti hanno ufficialmente annunciato il congresso. Nessuno pronuncia in maniera netta e decisa quella parola. E’ più di una sensazione che qualcosa nel partito di Berlusconi sta cambiando. O si sta tentando di cambiare. Ma più che i vertici del partito nei loro interventi, lo dicono gli indizi. A partire dalle critiche dure e a viso aperto che i berlusconiani non risparmiano alla Lega, quella di governo: «Non siamo la stampella di Salvini – dice senza troppi giri di parole Marcello Pedroni – tanto che non a caso abbiamo scelto Samarate per fare il congresso, ma anche per ribadire la nostra identità e autonomia».

Indizio numero 1: il congresso

Da più parti, dentro il partito azzurro, chiedevano di poter andare a congresso. E ora c’è una data, 4 maggio, una location con un alto valore simbolico, Villa Montevecchio a Samarate dove Forza Italia e Lega vanno divise alle comunali e il periodo. Non si era mai visto un partito che decide di convocare il confronto congressuale in piena campagna elettorale e prima di un appuntamento che ha tutto il sapore di essere vitale per i forzisti. Segno che o tutto è già più o meno deciso, oppure che si vuol dare un segnale di discontinuità rispetto alle logiche conosciute fino a oggi ancor prima di andare al voto per le Europee. O forse entrambe le cose. Ovvio che i vertici la spiegano secondo la liturgia politica. Per il vicario forzista Angelo Palumbo «la scelta conferma che Varese continua a essere un laboratorio politico», mentre per Pedroni «non c’è nulla di strano. Noi i congressi li abbiamo sempre fatti. Semmai sono altri i partiti che non li convocano. Vedi la Lega anche qui da noi, che parla da non so quanto di congresso provinciale senza mai convocarlo».

Indizio numero 2: l’identikit del coordinatore

Il nome c’è ma non si dice. Perché l’obiettivo è arrivare a una scelta univoca. Lo conferma Palumbo: «Ho un mio candidato che porterò avanti fino alla fine. L’obiettivo è arrivare a una scelta condivisa da tutti, ma se ci saranno sorprese siamo pronti al dibattito congressuale». Sorprese? Quali Sorprese? Ad esempio quella che potrebbe arrivare dall’ala cattolica del partito, quella più vicina a Cl, e che oggi ruota attorno al sindaco di Gorla Maggiore Pietro Zappamiglio. E che bisogna vedere se avrà gambe per arrivare a Samarate. In ogni caso, al momento, di ufficiale c’è solo l’identikit del coordinatore, «che – spiega Palumbo – dovrà essere capace di mediare, di fare politica, di essere attrattivo all’interno del partito, ma anche all’esterno e nei confronti di quell’elettorato moderato oggi orfano di punti di riferimento politici». Oltre ad avere consenso e tessere. Il che significa avere un peso politico e di potere decisivo.

Indizio numero 3: il direttivo apre ai civici

Non potranno votare, ma avranno posti nel direttivo. Accanto alla lista (o alle liste) che si presenteranno al congresso ci potrà essere anche una squadra di amministratori non tesserati, ma vicini a Forza Italia. I tre “civici forzisti” che prenderanno più voti entreranno nel direttivo del partito. E’ questa una novità introdotta nello statuto di Forza Italia che vuol essere un segnale di apertura a quella politica non partitica che, soprattutto a livello locale, trova sempre più ampia declinazione.

Indizio numero 4: chi siamo

Marcello Pedroni lo dice in maniera chiara: «Dentro il partito si avverte l’esigenza di acquisire sempre più una forma di autonomia politica, che spesso non appare. Mi riferisco alle alleanza di centrodestra che non ci sono ovunque. Ma dove siamo riusciti a stringerle non sono nate sulla spinta salviniana, ma sulla base di accordi tra realtà e culture diverse. In altre parole non siamo la stampella di Salvini e vogliamo essere un partito fondato sui contenuti e non su un leader che decide tutto e per tutti». E a marcare ancor di più la distanza tra Forza Italia e il Carroccio governativo è Simone Longhini: «Oggi l’unico partito legato al territorio siamo noi. La Lega è ormai un partito di opinione». Angelo Palumbo poi mette il carico da 90: «Qui al Nord i leghisti non stanno più crescendo e non riescono più a parlare ai cittadini. La dimostrazione? Proprio il reddito di cittadinanza, una misura che non risponde alle esigenze dei nostri territori. Anzi che costa a ogni cittadino lombardo ben 218 euro a testa all’anno. Per non parlare dei 52 milioni di euro destinati al trasporto pubblico locale che il governo Lega e Cinque stelle ha tolto alla Lombardia».

Indizio numero 5: il passo indietro o di lato

Di Nino Caianiello e del suo, non confermato ma ormai svelato, passo indietro per dedicarsi alla crescita del progetto Agorà non si parla. Gli argomenti in agenda delle conferenza stampa sono il congresso, il futuro del partito, il metodo adottato per far emergere il candidato coordinatore e il direttivo. Insomma il gruppo e non il singolo. Però l’argomento in coda all’incontro con la stampa esce, perché qualora fosse confermato dai fatti (ma qui bisogna attendere), il disimpegno del mullà in Forza Italia, rappresenterebbe davvero una svolta epocale. Però al momento nessuno dice nulla. Nemmeno il diretto interessato, che ha seguito in fondo alla sala tutta la conferenza stampa. Anzi rispetto a questa voce c’è una (mezza) smentita proprio di Palumbo: «Se davvero qualcuno pensa che Nino Caianiello possa non dedicarsi più alla politica in provincia di Varese è fuori pista».

Appuntamento a Samarate

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