Frana Luino, i condomini di Creva: «Non possiamo pagare noi. Servono risposte»

LUINO – Chi in quella casa ci viveva da 40 anni e chi invece aveva appena comprato un appartamento dopo tanti sacrifici. La famiglia con i bambini piccoli, quella che deve accudire un figlio disabile, la signora con il marito gravemente malato. Sono le storie dei condomini dei due edifici di via Creva a Luino dichiarati inagibili dopo la frana di inizio anno. Ognuno con le sue difficoltà della vita quotidiana (nel video sotto le loro voci), tutti accomunati da un problema grande: dal 5 gennaio sono lontani da casa. E il futuro è molto incerto.

Inagibili da gennaio

Un gruppo di una dozzina di famiglie si è ritrovato questa sera, venerdì 10 marzo, all’Oratorio di Creva per un momento conviviale. Un’occasione per stare in compagnia e farsi forza, dopo due lunghi mesi vissuti a casa di parenti e amici oppure in affitto in altre abitazioni che non sono la loro. Quella che chiamavano casa ora è inagibile, e non si sa ancora per quanto tempo. Se da un lato sono stati eseguiti i primi lavori di messa in sicurezza della parete rocciosa che minaccia i due edifici dall’altro non si conoscono ancora i passaggi successivi. L’entrata in piena attività, dopo l’ufficializzazione degli assessori avvenuta proprio oggi, della nuova giunta di Regione Lombardia (ente più volte chiamato in causa dal Comune di Luino i cui margini di manovra sono limitati a quello che può fare una singola amministrazione comunale) potrà dare un’accelerata per sbloccare la situazione. O almeno questo è l’auspicio.

Storie di sacrifici

Le problematiche più grosse tra i 26 nuclei familiari sfollati dai due palazzi gemelli (per un totale di una cinquantina di persone) sono legate ai disagi di famiglie con bambini per chi si è dovuto trasferire altrove, ragazzi con problemi di invalidità, persone disoccupate che non hanno le risorse per pagarsi un affitto. «Io ho dormito due notti in macchina a febbraio – racconta un uomo che a 78 anni ancora lavora – ora vivo da mio figlio. Voglio casa mia se è possibile, se non lo è me lo dicano». Una signora racconta: «Noi siamo lì dall’81 ma io purtroppo ho perso il lavoro tre anni fa e a 53 anni non è facile trovare un’occupazione e pagare un affitto diventa un problema». C’è chi invece è a Creva da pochi anni. «Abbiamo comprato casa nel 2019 e non sapevamo che la montagna avesse dei problemi e fosse attiva. Io lavoro in ospedale e prima ci andavo a piedi: ora abito a 30 km dal luogo di lavoro». Aggiunge una signora: «La cosa che mi tormenta è che se dobbiamo pagare per risanare la montagna noi non abbiamo soldi».

A Creva tutto tace

Intanto, mentre all’Oratorio di Creva si ritrovano le famiglie sfollate, in quello che fino a due mesi fa era il luogo della loro quotidianità tutto tace. Le transenne bloccano l’accesso ai due condomini in più punti, per tenere lontani i curiosi vista la situazione di precarietà della roccia. Tutto è fermo al 5 gennaio: c’è ancora un Babbo Natale appeso al balcone in uno dei due condomini. Dietro la montagna che incombe e incute un po’ di timore in chi la osserva dal basso. Solo il futuro dirà se quei condomini torneranno ad essere popolati.

Le parole dell’avvocato

Al fianco degli sfollati di Creva l’avvocato Corrado Viazzo, accompagnato questa sera dalla collega Valentina Commisso. «La cosa curiosa di questa vicenda è che ancora in Procura non è stato presentato nulla. È paradossale che ancora non si sia mossa: si è tenuta la vicenda su un livello puramente amministrativo. Vediamo di portare tutta la vicenda nello scenario che è suo proprio: andiamo a vedere se qualcuno ha sbagliato. La frana potrebbe essere colposa o dolosa. Ci sono una serie di responsabilità teoriche».

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