Frode milionaria tra Nord Italia, Europa e Cina, 12 arresti della Guardia di Finanza

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MONZA – Il “centro direzionale” in Lombardia, collettori di denaro frodato in Europa e in Cina, un evoluto schema per eludere la normativa antiriciclaggio, e il nero ripulito per milioni di euro. Questo il sistema del business illecito messo in piedi da una serie di imprese, prevalentemente del Nord Italia, allo scopo di creare costi fittizi, ottenere un illecito risparmio d’imposta e godere di fondi “in nero” extra bilancio.

Dodici le misure cautelari eseguite stamane dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Monza, nei confronti degli organizzatori di un’associazione criminale dedita alla frode fiscale. Complessivamente, secondo le indagini, ammonta a 172 milioni di euro il valore delle false fatture messe in circolazione nel sistema economico, con il coinvolgimento di 71 aziende, di cui 58 imprese italiane (39 con sede in varie province lombarde) e 10 società comunitarie (Repubblica Ceca e Ungheria), oltre a tre fuori dal territorio dell’Unione Europea, in Cina. In totale sono 85 le persone sottoposte ad indagini dalla Procura di Monza.

Le indagini, sviluppate dai Finanzieri della Compagnia di Seregno anche attraverso Ordini Investigativi Europei indirizzati alle Autorità Giudiziarie. di vari Paesi comunitari, hanno tratto origine dall’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale di Desio, operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici. Le fiamme gialle, delegate dalla Procura della Repubblica di Monza, in due anni di indagini hanno eseguito accertamenti e perquisizioni a carico di 123 obiettivi fra persone fisiche e giuridiche, di cui 107 in Italia e 16 all’estero (Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria), grazie ad un apposito “centro di coordinamento” tra le autorità giudiziarie italiane ed estere in ambito Eurojust all’Aia, ed hanno ricostruito un sofisticato sistema di frode fiscale che sarebbe stato perpetrato ininterrottamente tra il 2013 e il 2019, nel settore del commercio dei metalli ferrosi, al fine di eludere il concomitante evolversi della normativa antiriciclaggio, che avrebbe consentito ad una serie di imprese prevalentemente del Nord Italia di creare costi fittizi, ottenere un illecito risparmio d’imposta e creare fondi “in nero” extra bilancio.

Il sistema fraudolento sarebbe stato articolato dai membri del sodalizio in più fasi, attraverso sistematiche emissioni di fatture per operazioni inesistenti da parte di imprese italiane fittizie appositamente costituite e ad essi riconducibili, saldate (dai “clienti” utilizzatori delle fatture) con pagamenti diretti ai conti correnti intestati alle stesse società “fantoccio”; contestuali ordini di bonifico degli importi ricevuti, eventualmente mediante l’intermediazione di un’ulteriore società “filtro”, verso imprese estere (in parte residenti nella Repubblica Popolare Cinese e per la parte più cospicua delle movimentazioni ad un soggetto giuridico “collettore” della Repubblica Ceca) riconducibili agli indagati, prelevamenti in contanti dai conti esteri e successivo trasporto per il rientro in Italia, mediante corrieri, delle provviste di denaro, per la successiva retrocessione agli utilizzatori finali delle fatture false, al netto della “commissione” per l’illecito servizio di “schermo fiscale” reso (pari al 2% di ciascuna transazione) costituente la remunerazione del rottamaio di Desio e dei suoi familiari per complessivi 1,1 milioni di euro.

A conferma del meccanismo di frode, nel corso delle indagini sono stati individuati e monitorati alcuni “spalloni” (operanti con un organizzato sistema di staffetta tra la Repubblica Ceca e l’Italia, con cadenza pressoché bisettimanale e consegna delle ingenti quantità di denaro contante in territorio austriaco), che in un’occasione sono stati intercettati in entrata del territorio nazionale nei pressi del valico di Ugovizza (UD), con conseguente sequestro preventivo di denaro contante per 245.000 euro, rinvenuto occultato in un’autovettura con targa ceca con a bordo due corrieri di valuta appartenenti al sodalizio criminale.

Oltre alla frode, con questo meccanismo, gli imprenditori indagati hanno auto-riciclato denaro per oltre 41 milioni di euro complessivi, appropriandosi indebitamente di disponibilità economiche delle proprie aziende con relative ricadute su soci e creditori, creando riserve occulte anche in Paesi esteri.

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