Frontiere e larghe intese: prove tecniche per la lobby dei sindaci sui ristorni

Da sinistra i sindaci Cassani, Premazzi e Galimberti

VARESE – La frontiera si allarga. Non solo quella geo – economica che divide Svizzera e Italia, ma anche quella politica. Certo parlare di rimescolamento delle parti, anzi dei partiti, sarebbe al momento un azzardo. Ma non si può non registrare che “l’istanza 4%”, quella firmata da 22 sindaci per chiedere la gestione diretta dei ristorni dei frontalieri, è frutto di un’azione e prima ancora di una condivisione tra amministratori che va ben oltre delle appartenenze di schieramento.

La lobby dei sindaci di frontiera

Sono 22 i sindaci che hanno sottoscritto l’istanza per chiedere la gestione diretta dei ristorni anche se la soglia di lavoratori frontalieri residenti nel proprio Comune è inferiore al 4%. In tal modo i fondi verrebbero assegnati direttamente ai Comuni. Non solo. I primi cittadini hanno spingono per un accordo con la Provincia di Varese, al fine di destinare le somme attribuite da Regione Lombardia ad opere di interesse collettivo. E tra gli amministratori firmatari ci sono sindaci di centrodestra, di centrosinistra, di area centrista, civici. E ancora, più nel particolare, primi cittadini piddini e leghisti. Che si sono trovati in sintonia su temi (ristorni, o più in generale le questioni transfrontaliere) che fino a pochi tempo fa erano bandiere leghiste. E non importa se in tempi più recenti anche gli esponenti dem hanno lavorato per strappare la leadership politica sulle problematiche di frontiera al Carroccio. Il dato politico presente è che, quel gruppo, non più esiguo, di sindaci, ha fatto squadra su un un argomento concreto. Un. tema che tocca da vicino le comunità più prossime al confine svizzero come le più distanti, ma che, all’interno della fascia dei 20 chilometri, sono considerate di frontiera. E che sui ristorni, forse per la prima volta, hanno fatto lobby.

Gallarate Comune di frontiera

E così tra i firmatari c’è anche Andrea Cassani, sindaco di Gallarate. «Non ho avuto dubbi nel sostenere questa istanza – dice – Veder assegnato in maniera diretta quanto spetta ai nostri Comuni credo che sia una cosa equa. Oltre al fatto che questa è una battaglia di tutto il territorio e che tutti dobbiamo portare avanti. Sulla possibilità di avere più risorse da investire per le nostre comunità non ci devono essere divisioni di partito».

Varese, provincia transfrontaliera

Di misura equa, ma anche delle necessità di poter contare direttamente sui fondi dei ristorni «per realizzare una serie di interventi su nostri territori», parla il sindaco dem di Varese Davide Galimberti. Il quale auspica che «questa trasversalità, capace di andare oltre gli schieramenti di appartenenza, possa diventare un metodo replicabile anche su altre tematiche territoriali».

Restando invece sull’istanza, il primo cittadino di Varese sottolinea: «La nostra è davvero una provincia transfrontaliera e internazionale: da una parte il confine svizzero, dall’altra l’aeroporto di Malpensa. E credo anche che negli amministratori sia cresciuta la consapevolezza di questo ruolo».

L’anello di congiunzione

Al centro. Sia politicamente che per ruolo istituzionale. A cucire le diverse anime politiche dei colleghi sindaci attorno al tema comune dei ristorni e della soglia del 4% da eliminare è stato Mattia Premazzi, sindaco di Venegono Inferiore. Ma per questo ruolo da “anelli di congiunzione”, più che l’appartenenza a Noi con l’Italia, ha pesato il ruolo di consigliere provinciale e «ma anche il mio essere moderato», dice. Aggiungendo poi: «E se da un lato l’essere stato individuato come riferimento in quanto consigliere provinciale, dall’altro sono molto soddisfatto del lavoro fatto con gli altri sindaci su un tema dove ciò che conta è fare squadra».

Premazzi poi ha concluso spiegando la rotta da seguire per centrare l’obiettivo: «Le nostre richieste sono molto chiare. Da un lato è necessario “sganciare” il bilancio della Provincia dalla “dipendenza” dai ristorni e dall’altro quei fondi, che spettano ai Comuni, devono arrivare direttamente nelle disponibilità delle amministrazioni. Quanto messo nero su bianco nell’istanza è chiaro e condiviso da tutti. Al di là delle divisioni politiche e dimostrato che c’è anche un altro modo per fare politica». Quello delle lobbies? «Parlerei di metodo di squadra. Ci sono temi che non sono né della Lega, né del Pd, né di qualsiasi altro partito, bensì del territorio. Ed è su questi temi che i sindaci possono e devono fare sentire la propria voce e mettere in campo percorsi e soluzioni».