Fusione Busto/Gallarate, Reguzzoni: “Cerco il confronto, non la visibilità”

Marco Reguzzoni, già capogruppo della Lega a Montecitorio e presidente della Provincia di Varese

Marco Reguzzoni, presidente dei Repubblicani, come le è venuto in mente, così a freddo, di rilanciare l’idea di Busto Arsizio provincia?
“Innanzitutto, sono due passaggi in uno. Quello di cui parlo riguarda per ora la fusione di Busto Arsizio e Gallarate in un’unica città. E’ chiaro che soltanto dopo, una città di tali dimensioni, può aspirare a diventare capoluogo di provincia. E comunque…”.

E comunque?
“Parlare di nuova provincia è prematuro: c’è di mezzo la riforma. Che nessuno sa ancora che cosa conterrà e quando verrà concretamente avviata”.

Resta il fatto che la fusione Busto/Gallarate appare per molti aspetti un progetto velleitario.
“Non è un progetto, è un’idea”.

Per dirla in un altro modo, si tratta di chiacchiere. E’ così?
“Assolutamente no, prima di diventare un progetto deve essere giocoforza un’idea. Intanto, se ne parla. Dal confronto nascono le proposte, dalle proposte si raggiunge l’obiettivo. Nel frattempo, quello che ascolto sono, è vero, alcune perplessità, accanto però a tanti aspetti positivi”.

Quali sono?
“Lo stesso Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, ha detto che sotto il profilo economico sarebbe una soluzione intelligente. Mi pare l’abbia confermato anche Cassani, primo cittadino di Gallarate. Scontato che Busto e Gallarate unite ne guadagnerebbero in tutti i sensi”.

Siamo sempre alla teoria: la politica e le istituzioni non hanno affatto in agenda un simile percorso. I problemi sono ben altri.
“Intanto lanciamo il sasso nello stagno. Confrontiamoci. Poi, non è detto che dal confronto possa anche nascere un nulla di fatto. Ma almeno ne avremo discusso”.

Ci sta dicendo che il rischio è che ci si fermi appunto alle chiacchiere? Del resto, il contesto sociale, politico ed economico non offre molti spunti nella direzione da lei indicata.
“Mi lasci dire che la questione è di salvaguardare le nostre identità. Ce lo insegnano proprio i giovani: in un mondo fortemente globalizzato, le identità possono essere tutelate soltanto con le aggregazioni. Se vogliamo dirci italiani e lombardi non possiamo che diventare sempre più europei. Altrimenti le nostre identità locali verranno spazzate via”.

Gliela butto lì: c’è chi pensa che con questo tipo di proposte, Reguzzoni cerchi soltanto visibilità. E’ vero?
“Se l’obiettivo fosse di avere più visibilità, mi concentrerei su altre questioni più condivisibili che non producono scontri. Penso di avere sempre avuto un approccio concreto e pragmatico ai problemi. Lo conferma la mia storia politica e professionale. Questa è tutt’altra che una sparata per avere visibilità”.

Busto, Gallarate, e Varese? La Città Giardino finirebbe per diventare capoluogo di una comunità montana.
“No, perché se dovesse nascere la città unica Busto/Gallarate, Varese avrebbe un forte fattore attrattivo per il Nord dell’attuale provincia. Pensi a Luino, ad esempio. Mentre a Sud troverebbero punti di riferimento importanti il Legnanese, il Magentino, il Saronnese. Quest’ultima area oggi divisa fra tre province. Per cui il gioco sarebbe a somma positiva per Varese: non contano soltanto i dati demografici, ma anche i territori. Varese si trova in una posizione geografica che farà da riferimento per un ampio bacino, fino alla Svizzera”.

Sul Basso Varesotto incombe sempre e comunque Milano.
“La città che io ipotizzo ha proprio lo scopo di affrancarsi da Milano. E’ l’obiettivo principale per salvaguardare le nostre identità. Pensi al calcio, per esempio”.

Cosa c’entra il calcio?
“Un centro di 140mila abitanti potrebbe tranquillamente avere una squadra di calcio nelle massime dvisioni. Arriverebbero di sicuro gli sponsor. In caso contrario saremmo obbligati a tifare o Milan o Inter per sempre”.

Tutto bello, tutto accattivante, ma la gente non mi pare si entusiasmi su temi come la fusione delle città. Lei arriva dalla Lega di Bossi, che diceva: serve la spinta dal basso.
“I Repubblicani sono un’associazione che parte dal basso. E ha come mission anche quella di far nascere dibattiti come questo”.

Busto e Gallarate, l’unica cosa che hanno saputo fare assieme è la caserma dei vigili del fuoco. Per il resto hanno sempre litigato.
“Non la metterei così. Guardi a Italia e Francia: si sono combattute in guerra. Oggi hanno una moneta comune. Credere che bustocchi e gallaratesi possano andare d’accordo non è una bestemmia. Intanto lavorano assieme per realizzare l’ospedale unico, una bella occasione di dialogo”.

Si tratta però di un progetto regionale, tutt’altro che locale. Percorso comunque complicato, figuriamoci mettere in cantiere una fusione.
“Le cose che sembrano le più complicate, in verità a volte sono le più semplici. E’ soltanto questione di volontà”.

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