Gallarate, Cacciari a Filosofarti: «Ripartire dall’Europa per salvare la democrazia»

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GALLARATE – Un’assiologia del pensiero democratico, partendo dai suoi cardini e quindi dai concetti di popolo, legge, uguaglianza, per arrivare allo stato di salute della democrazia nello scenario politico di oggi. In cui si è prossimi, anche in Europa, sua culla, al tramonto definitivo. Massimo Cacciari, ieri 4 marzo a Gallarate in un gremito Teatro delle Arti, conquista il pubblico di Filosofarti con l’incalzare perfettamente filosofico delle domande. Partendo dal non sapere e dal cercare di capire, per arrivare ad una sola risposta: o si rinasce come popolo europeista, o «soccomberemo, con tutti questi piccoli staterelli fagocitati dal potere delle vere potenze economiche globali».

Demos e populus

Cacciari, sul palco delle Arti insieme a Cristina Boracchi, direttore artistico del festival, interroga il pubblico per ricostruire i capisaldi della democrazia partendo dalla sua nascita, «perché oggi si tratta di una parola talmente inflazionata che ha perso il suo valore». Cosa ispirò il demos greco, il populus romano, a unirsi in entità in cui ognuno era uguale, con diritto di votare i propri rappresentanti? Ad Atene «vigeva la filoxenia verso gli stranieri e il popolo era un’identità etnica, mentre quello romano, in un perfetto ius soli, era un soggetto politico-giuridico strettamente legato al Senato». Oggi, di quel concetto di democrazia, non è rimasto né il senso di popolo né quello di rappresentanza dello stesso: «le elìte politiche, chiuse in se stesse, non rappresentano nessuno. E sono attratte da un potere ben più grande: quello economico finanziario». Cacciari procede per metafore che travalicano la filosofia per arrivare alla fisica, in cui la massa più grande attrae inesorabilmente la più piccola. E la ricerca spasmodica di potere dei «politici che spingono per l’autocrazia, nell’illusione di ottenere maggiore peso economico» rivela, dall’altro lato della medaglia, «il declino di questi staterelli di fronte alle multinazionali che governano il mondo finanziario». Il destino dell’Europa e la fine della democrazia così come la conosciamo è tutta qui, di fronte ai nostri occhi. «L’Europa di oggi potrebbe avere un popolo capace di riformarla, partendo da un concetto di unità per arrivare ad una società europeista e federale, dove il tutto vale quanto la parte e l’uno dipende dall’altro. Ma le spinte autocrate, di ogni colore politico, causeranno la morte dell’Europa e quindi la fine della democrazia. Peccato che da soli, tutti gli stati, Germania inclusa, non avranno speranza». Apocalisse? No, secondo Cacciari: «È semplicemente il destino che ci aspetta. Si può decidere di seguirlo in catene, o almeno di salire sul carro».

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Europa unica salvezza

Le prospettive di salvezza della democrazia appaiono in ogni caso nulle, o forse no. Uno spiraglio c’è, se si riparte, ancora, dalle basi: il popolo. Che, seguendo la filosofia, e quindi l’amore per il sapere, sarà «in grado di scegliere dei rappresentanti degni di questo nome. Ma bisogna ripartire dai contenuti e dai rapporti». Reali e non fittizi, come quelli sui social, chiamati in causa nel loro essere vetrina del dialogo attuale: «Non sono il male, sono solo il mezzo di comunicazione della nostra epoca. Una volta esistevano i libri, ma non pensate che tutti sapessero come usarli. I social hanno i loro limiti, ma riempiti di contenuti potrebbero avere un valore. Peccato che i politici di oggi li riempiano solo di slogan personalistici». La linea fra declino e nuova rinascita della democrazia, dunque, sta tutto qui: «In un popolo che riformi l’Europa, partendo da cultura e contenuti. Per tornare ad avere uguaglianza e rappresentanti».

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