Ultime ore ai domiciliari per Caianiello, mentre i fedelissimi patteggiano

tribunale milano

GALLARATE – Con l’intervento del gip milanese Raffaella Mascarino, a partire da mercoledì 6 novembre tornano liberi quasi tutti gli indagati dell’inchiesta della Dda di Milano su un presunto sistema di tangenti e spartizione di appalti in Lombardia. La procura aveva richiesto nei giorni scorsi il cambio della misura detentiva con una meno afflittiva (come l’obbligo di dimora o di firma) per l’ex coordinatore varesotto di Forza Italia Nino Caianiello, l’ex consigliere comunale azzurro e candidato alle Europee Pietro Tatarella e Mauro Tolbar, ritenuto uno dei collettori di mazzette.

In 11 per il patteggiamento

Tuttavia, il giudice ha rigettato la richiesta. Nell’ordinanza si legge che «il tempo decorso rispetto al momento in cui furono arrestati e la puntuale osservanza degli obblighi, consente di ritenere che gli indagati abbiano tratto dall’esperienza giudiziale un sufficiente monito per astenersi, nel futuro, dal commettere altri reati della stessa specie». L’unico a restare ai domiciliari fino a maggio del 2020 sarà l’imprenditore Daniele D’Alfonso, a cui è stata contestata l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta, in particolare il clan Molluso di Buccinasco, con la sua ‘Ecole Service srl’. Il 7 novembre, intanto, 11, tra i principali indagati, compariranno davanti al gup di Milano Maria Vicidomini per la ratifica degli accordi di patteggiamento già raggiunti con la procura. Nell’ordine hanno chiesto di patteggiare a 3 anni Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate e uno degli uomini più vicini a Caianiello, a 2 anni Stefano Besani, avvocato di Gallarate, Laura Bordonaro, ex presidente di Accam spa, Matteo Di Pierro, ex collaboratore dell’imprenditore della Ecol service di Daniele D’AlfonsoMarcello Pedroni, all’epoca consigliere di Prealpi servizi, Alessandro Petrone, ex assessore all’Urbanistica di Gallarate,  l’intermediario Pier Michele Miano e l’imprenditore PierTonetti.

Interdizione perpetua dai pubblici uffici

E ancora hanno chiesto di patteggiare a 1 anno e 10 mesi Davide Borsani, all’epoca consigliere di Alfa srl e a 1 anno e 8 mesi per Beniamino Crescenti e Andrea Gallina, ex ad di Acqua Novara. Non solo: tra le pene accessorie per i reati contestati c’è l’interdizione perpetua «dai pubblici uffici e l’incapacità in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio». E ancora, dice la norma: «Nondimeno, se viene inflitta la reclusione per un tempo non superiore a due anni o se ricorre la circostanza attenuante prevista dall’articolo 323 bis, L’interdizione dai pubblici uffici non potrà essere inferiore ai 5 anni, nè superiore ai 7». Caso che qui riguarderebbe soltanto Borsani, Crescenti e Gallina. Lo stesso Caianiello, infine, che da settimane sta rispondendo alle domande dei pm, punta a un futuro patteggiamento.

gallarate caianiello domiciliari patteggiamenti – MALPENSA24