Coca nei cassonetti di Exodus: chieste condanne per 27 anni e 40mila euro di danni

GALLARATE – Droga nei cassonetti di Exodus: la procura chiede condanne per un ammontare complessivo di 27 anni e 6 mesi. Nel corso dell’udienza celebrata oggi, venerdì 17 settembre, davanti al Gup di Busto Arsizio Tiziana Landoni, il pubblico ministero Martina Melita ha chiesto una condanna a 10 anni e 8 mesi per Myrtja Arben, difeso dall’avvocato Davide Toscani, a 9 anni e 8 mesi per Behar Gerguri, difeso dagli avvocati Fabrizio Cardinali e Cesare Cicorella e a 6 anni per Matja Bledar, assistito dall’avvocato Lino Terranova. Tutte le pene richieste sono già scontate di un terzo così come previsto dal rito abbreviato.  Perparim Cami, assistito dall’avvocato Pietro Romano ha invece patteggiato a 2 anni e 8 mesi.

Opposizione alla richiesta risarcitoria

Exodus si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento pari a 40mila euro per danni di immagine. Richiesta che ha incontrato la ferma opposizione dell’avvocato Toscani con una doppia motivazione. La prima: alla onlus era già stato offerto un risarcimento ritenuto congruo ma comunque rifiutato. «L’attenuante dell’aver risarcito la parte civile deve comunque essere riconosciuta – spiega Toscani – E’ la parte che ha rifiutato non l’imputato che non ha risarcito». La seconda motivazione: «E’ stata la polizia, contravvenendo alle vigenti normative europee, a fare una conferenza stampa presentando gli indagati già come colpevoli e dando un nome all’operazione. Ma esistono delle norme di garanzia che vanno rispettate: non siamo noi quelli a cui chiedere i danni».

Droga dal Nord Europa

L’inchiesta era partita nell’estate del 2020 dopo una “soffiata” agli inquirenti. Gli accertamenti hanno portato gli inquirenti a smantellare quello che, stando alle accuse, era un vero e proprio fiume di cocaina in transito dal Nord Europa in direzione Gallarate, dove la droga veniva stoccata e poi smistata. Singolare il nascondiglio utilizzato dai presunti trafficanti per nascondere lo stupefacente: i cassonetti gialli che Exodus utilizza per la raccolta di abiti usati da destinare a chi si trova in stato di necessità.

Il primo arresto

Arben, all’epoca, era dipendente della comunità fondata da don Antonio Mazzi. Proprio lui era stato il primo ad essere arrestato nel settembre dell’anno scorso; stando alle accuse l’uomo non solo stoccava cocaina nei cassonetti ma in alcune occasioni avrebbe utilizzato anche i mezzi della Onlus per traportare lo stupefacente. A marzo erano arrivati gli altri cinque provvedimenti. Secondo le risultanze di indagine la cocaina comprata all’ingrosso veniva pagata 30, 35 mila euro. Lo stupefacente importato aveva una purezza del 93%: tagliato e venduto a 150 euro al grammo poteva fruttare milioni di euro. Secondo gli inquirenti i carichi raggiungevano i 20, 25 chilogrammi di peso a viaggio. Il 13 ottobre la sentenza.

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