GALLARATE – Il decreto è stato pubblicato il 9 settembre scorso: il conservatorio di Gallarate è ufficialmente un’istituzione statale. E dal 15 settembre ha preso possesso del Teatro del Popolo, seconda sede del Puccini grazie all’accordo siglato con il Comune lo scorso giugno. Il doppio annuncio è stato dato oggi 28 settembre dal direttore Carlo Balzaretti durante la visita dell’assessore regionale alla Cultura Stefano Bruno Galli, presente in città a sostegno della candidatura del sindaco uscente Andrea Cassani.
La visita di Galli
Galli è stato uno dei primissimi a entrare al Popolo con la sua nuova vocazione. Accompagnato dal primo cittadino e dagli assessori Claudia Mazzetti e Massimo Palazzi, l’assessore regionale ha visitato la prestigiosa sala teatrale che ospiterà la stagione musicale e le numerose aule riconvertite in uffici e spazi didattici in grado di contenere gli oltre 250 studenti dell’unico ente a livello universitario presente in città, ora passato dal Comune allo Stato. Si tratta di un cambio fondamentale che garantisce al conservatorio stabilità, innanzitutto sotto il profilo economico. E’un obiettivo che Cassani si era prefissato sin da inizio mandato e che ora è riuscito a flaggare proprio a una manciata di giorni dalla scadenza della legislatura.
Il conservatorio al Popolo
La decisione di concedere il teatro di via Palestro al Puccini è passata in consiglio comunale anche con i voti dell’opposizione. «E’ la cosa di cui vado maggiormente fiero dei miei due anni di assessorato», non nasconde Palazzi. «Abbiamo sfruttato una coincidenza astrale: il Comune si trovava in difficoltà nel gestire questa struttura e il conservatorio aveva bisogno di spazi», precisa Cassani. Con la convenzione siglata il Popolo torna a vivere e rimane un luogo aperto alla città. Il conservatorio organizzerà infatti numerosi concerti, a partire dalla doppia esibizione in programma il prossimo 31 ottobre per celebrare il centenario del teatro, inaugurato nel 1921.
Gallarate, il Teatro del Popolo al conservatorio Puccini. Primo sì in Commissione