Gallarate, serenata dei Sinti a Cassani: «Tu e Salvini avete fatto un autogol»

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GALLARATE – «Il tuo vicepremier è andato e se l’è preso in quello…Stato. E Cassani se ne andrà…Autogol». La comunità Sinti di Gallarate è tornata. E’ tornata sotto la sede del Comune di Gallarate motivata a richiamare l’attenzione del sindaco Andrea Cassani che oggi, mercoledì 4, poco prima che iniziasse la serenata a lui dedicata il cui testo è qui riportato in parte, è passato in piazza Libertà diretto in ufficio.

Ogni giorno una serenata

Una “ballata” dal ritornello incentrato sull’emblematica parola “autogol” diretta a Matteo Salvini, che ha aperto una crisi di Governo dall’esito inaspettato, e a Cassani stesso che ha dichiarato di essere pronto a dimettersi: «Siamo qui tutti in attesa che lo faccia» hanno ribattuto i Sinti che da oggi, mercoledì 4 settembre, «Sino a quando non sarà risolta la nostra situazione» manterranno un piccolo ma vivacissimo (musicalmente parlando) presidio sotto la «Finestra del sindaco. Una serenata al giorno, una cantatina, sino a quando non vorrà davvero guardare alla nostra situazione».

Situazione notissima: a novembre 2018 lo sgombero dell’area di via Lazzaretto dove la comunità viveva da anni e «Per noi l’inizio del calvario. Tutti in mezzo a una strada – spiega Pino Saccone, uno dei portavoce della comunità – Qualche famiglia ha avuto una casa sino a settembre. Siamo a settembre. Torniamo tutti in mezzo a una strada. Il sindaco ha detto che abbiamo avuto 9 mesi per trovare un lavoro e un alloggio. Cominciamo con il dire che un lavoro ce lo abbiamo più o meno tutti. Lavori modesti, ma onesti. E aggiungiamo: dopo la sua campagna contro di noi, bollati come delinquenti quando così non è, davvero crede che qualcuno voglia darci un’occupazione?». E ancora: «Noi una casa, un alloggio d’emergenza, non lo abbiamo mai voluto – spiega Saccone – Le case restino ai gallaratesi, come noi del resto, che ne hanno necessità. Abbiamo sempre e solo chiesto un terreno dove poter vivere tutti insieme come era prima, senza che nessuno mai, negli anni, si sia lamentato, e come è nella nostra tradizione. Senza togliere case a chi ne ha bisogno. Ci ha detto che non avevamo pagato alcune utenze. Giusto. Siamo pronti a saldare i nostri debiti, lo abbiamo detto da subito riconoscendo che era dovuto. Perché accanirsi così allora? Il problema lo ha creato lui. Prima a Gallarate non c’era: autogol».

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