Tangenti, patteggiamenti rigettati. Il gip: «Potrebbero tornare a delinquere»

tribunale milano

GALLARATE – Pene troppo basse: gli indagati potrebbero tornare a delinquere. I motivi per i quali il gip di Milano Maria Vicidomini ha deciso, al termine dell’udienza a porte chiuse, di respingere tutte e 11 le richieste di patteggiamento sono in pratica legati al fatto che a suo giudizio non possono essere concesse le attenuanti generiche e della collaborazione, perché altrimenti, data la gravità dei fatti, gli indagati potrebbero tornare a delinquere. 

Processo o nuovo patteggiamento?

Tra coloro che aveva richiesto di poter patteggiare, col via libera dei pm, c’era anche Alberto Bilardo (per lui era stata proposta la pena di 3 anni, la più alta), ex segretario di FI a Gallarate, uno degli uomini più vicini al presunto «burattinaio» Nino Caianiello. Ora la Procura dovrà anche per questi 11 indagati chiudere le indagini e chiedere il rinvio a giudizio e poi le difese potranno provare di nuovo a patteggiare in udienza preliminare. Si pone, però, un problema. Gli indagati hanno collaborato anche sulla scorta della fiducia in un patteggiamento per il quale la procura in qualche modo era garante. Di fatto gli accordi erano stati avallati dai pm. Inoltre buona parte degli 11 “rigettati”, tra i quali spiccano i nomi di Bilardo e Petrone, ad esempio, rappresentano alcuni tra i principali testi d’accusa. Per loro la procura aveva accettato il patteggiamento, per altri 71 ha da poco depositato l’avviso di conclusione delle indagini. Se gli 11 in questione dovessero arrivare al processo principale senza una soluzione giudiziaria definita a loro carico, si potrebbero avvalere della facoltà di non rispondere. Spuntando, di fatto, le armi probatorie, dato che la prova si forma in dibattimento, dell’accusa. 

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