La scomparsa all’Aloisianum di Gallarate di padre Bartolomeo Sorge

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Padre Sorge a un recente incontro con papa Francesco

GALLARATEE’ morto padre Bartolomeo Sorge, una delle figure più rappresentative della Chiesa. Aveva 91 anni. Da qualche anno era diventato gallaratese, essendo ospitato all’ Aloisianum, lo storico istituto dei gesuiti di via Gonzaga trasformato in dimora dei religiosi anziani della congregazione. Lì aveva trascorso l’ultimo periodo della sua vita anche il cardinale Carlo Maria Martini.

La scomparsa di padre Sorge è stata resa nota questa mattina, 2 novembre, da Aggiornamenti sociali, il giornale di cui era ancora direttore emerito, e dalla comunità religiosa di San Fedele a Milano. “E’ accaduto improvvisamente – spiegano a San Fedele – ci ha colti tutti di sorpresa”.

L’impegno dei cristiani in politica

“Nato a Rio Marina (Isola d’Elba) il 25 ottobre 1929, Sorge è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1946 – scrive Aggiornamenti Sociali – Redattore di Civiltà Cattolica dal 1966, ha diretto questa rivista dal 1973 al 1985, lavorando come membro del consiglio di presidenza, insieme a Giuseppe Lazzati e monsignor Bartoletti, all’organizzazione del primo grande Convegno nazionale della Chiesa italiana, nel 1976, sul tema ‘Evangelizzazione e promozione umana’. Dopo un intenso decennio come direttore dell’Istituto Arrupe di Palermo (dove è tra i protagonisti della cosiddetta «primavera», fioritura di iniziative civiche e movimenti per opporsi alla mafia), nel 1997 arriva a Milano per dirigere Aggiornamenti Sociali e, dal 1999 al 2005, il mensile Popoli. Padre Sorge ha al suo attivo anche numerose pubblicazioni sulla dottrina sociale della Chiesa e l’impegno dei cristiani in politica”.

Nel mirino della mafia

Nella sua lunga vita di sacerdote gesuita, padre Bartolomeo Sorge ha lottato fermamente contro la mafia, promuovendo l’impegno dei laici cattolici in politica. Al punto che entrò nel mirino delle cosche che addirittura avrebbero voluto ucciderlo.
Amico e confidente di Papa Bergoglio, padre Sorge sarebbe potuto diventare arcivescovo di Milano per volontà di Giovanni Paolo I, ma la brevità del suo pontificato gli impedì di concretizzare il progetto.

Teologo riconosciuto per la sua autorevolezza, il gesuita sostenne appunto l’impegno dei cattolici in politica con l’obiettivo di riformare dal di dentro la Democrazia Cristiana.  Molte le sue prese di posizione, a volte motivo di ampie discussioni e polemiche. Tra le sue ultime dichiarazioni va ricordata questa: “Il vero problema al quale ho dedicato larga parte della mia vita era formare i giovani all’impegno politico ma in modo nuovo. Non più nel modo ideologico perché le ideologie sono state tutte smentite dalla storia”.

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