I grillini ai Comuni di Accam: “Chiedete i danni alla presidente Bordonaro”

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BUSTO ARSIZIO – «Gli aumenti delle tariffe non sono legittimi visto che Accam ha rinunciato all’in house. I Comuni soci quindi chiedano i danni al presidente del cda Bordonaro per non essere stati informati per tempo e adeguatamente sulla reale situazione dell’inceneritore». Questo è quanto propongono i Cinque stelle alla luce dell’ultima Assemblea dei soci dell’inceneritore di Busto.

La vicenda Accam si fa sempre più complessa.

«Non è possibile che i soci della società – spiega Claudia Cerini – vengano informati solo a luglio della situazione dei conti. Come non è possibile che si cerchi di far approvare uno statuto che cancella totalmente i passaggi inerenti alle procedure in house della società. Nonostante i sindaci abbiano dato mandato a portare avanti le procedure per l’in house e senza che questo statuto passi nei rispettivi consigli comunali». Insomma per i grillini il cda di Accam ha un po’ nascosto e un po’ cambiato le carte in tavola nel giro delle ultime due assemblee.

Proviamo ad andare con ordine.

«Nell’assemblea dei soci di fine giugno il cda ha illustrato una serie di azioni, tra cui l’aumento delle tariffe, finalizzate a raggiungere i parametri richiesti per rientrare nell’in house. Oltre che per rientrare dal passivo», spiega Cerini. «Proprio sul ritorno all’in house il consiglio di amministrazione ha ricevuto il mandato dei sindaci a procedere in tal senso. Nell’ultima assemblea però è stato portato uno statuto in cui le procedure dell’in house non sono assolutamente contemplate».

Insomma un cambio di rotta, secondo i Cinque stelle, davanti al quale gli stessi primi cittadini sono rimasti sorpresi. «Cosa ben diversa – continua la Cerini – sarebbe stata prevedere nello statuto entrambi gli scenari». E questa omissione statutaria suscita nei pentastellati il sospetto che «Accam possa diventare una società privata. Se così fosse i sindaci soci non avranno più potere di controllo e il rischio è che inizino a cedere le loro quote». Non solo. Ma a quel punto, sostengono i Cinque stelle, anche l’aumento delle tariffe non può più essere giustificato con l’intenzione di raggiungere la soglia necessaria di fatturato “interno”, ovvero quella garantita dai soci, necessaria per essere in house e fissata all’80 per cento». Oggi, infatti, Accam è fermo al 64 per cento.

«Insomma non solo manca chiarezza sull’intera vicenda, ma nemmeno si è voluto farla durante le due assemblee. Per questo chiediamo ai sindaci di  valutare un’azione di responsabilità nei confronti della presidente Laura Bordonaro e del Cda per non averli avvisati nei tempi e nei modi appropriati e per non aver attuato azioni di contrasto all’uscita dell’in house nonostante lo specifico mandato ricevuto».

A tal proposito i consiglieri comunali Claudia Cerini e Luigi Genoni hanno presentato un’interrogazione. «La comunicazione di voler rinunciare ai conferimenti in house è una notizia che non ci si aspettava viste le garanzie date all’assemblea di giugno. Uscire dall’in house vuol dire dover fare le gare per lo smaltimento e vuole anche dire meno controllo sull’azienda che potrà prendere più rifiuti da fuori. Per questo chiediamo che la discussione del nuovo statuto proposto da Accam (non ancora approvato ndr) sia portata nei consigli comunali, che sia valutato se l’aumento delle tariffe sia legittimo, dato che era stato proposto con lo scopo di rimanere in house». Questioni nate durante l’assemblea di fine giugno e rimaste irrisolte anche dopo quella che si è tenuta qualche giorno fa.

 

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