«Ha dato il pane a tanti»: Busto saluta Gildo Colombo. Scortato in Basilica dai suoi “ragazzi”

BUSTO ARSIZIO – Una Basilica di San Giovanni gremita si è idealmente stretta in un abbraccio ai familiari nell’ultimo saluto a Ermenegildo Colombo, per tutti Gildo, il noto imprenditore scomparso per un male incurabile il 27 gennaio scorso all’età di 77 anni. «Un uomo d’azienda vecchio stampo. Apparentemente brusco ma sincero» lo hanno ricordato con grande affetto i dipendenti della Colombo 1933, ormai un piccolo impero sul territorio, con 14 punti vendita, costruito con grande capacità imprenditoriale a partire dalla storica sede di via Don Minzoni, quella dove nacque la mitologica “pizza del Colombo”, un vero simbolo gastronomico della città di Busto Arsizio.

La “scorta” in Basilica

Lo hanno scortato i suoi “ragazzi” all’ultimo saluto in Basilica di San Giovanni. Si sono radunati fuori dallo storico negozio di via Don Minzoni, all’ingresso dell’isola pedonale del centro – dove tutto ebbe inizio – e hanno aspettato l’arrivo del carro funebre, accompagnandolo in corteo tutti insieme. Sulla bara, posizionata sull’altare, una croce di pane a forma di Tau e ai suoi piedi una pala di legno, quella che Gildo usava per infornare i suoi capolavori.

Familiari e popolo

In prima fila ad attendere la bara c’erano la moglie Adelaide e i tre figli Chiara, Giovanni e Matteo. Appena dietro anche i nipoti Anna, Rebecca, Tommaso, Andrea e Olivia. A portare le condoglianze della città c’era anche il sindaco Emanuele Antonelli. E una Basilica di San Giovanni gremita, a testimoniare l’affetto che la città tributa a colui che è stato ben più di un semplice panettiere.

L’omelia

Memoria, riconoscenza e fede le tre esperienze evidenziate dal Prevosto monsignor Severino Pagani. Che per ricordare Gildo, nella sua omelia, ha voluto riportare, da un lato, un brano di Sant’Agostino scelto dal figlio Giovanni in cui si dice che chi non c’è più è «solamente passato dall’altra parte, come se fosse nascosto nella stanza accanto, dietro l’angolo», dall’altro le parole del Prevosto emerito monsignor Claudio Livetti, che ha detto messa in contemporanea nella sua stanza della casa albergo Borri. «Gildo ha dato il pane a tanti dipendenti e clienti. Di lui ricordo il sorriso radioso ma anche la grande umanità dietro quell’apparenza da burbero».

Il “grazie” dei collaboratori

Il “signor Gildo”, come lo hanno sempre chiamato, lo hanno ricordato i suoi dipendenti, liberando in volo tanti palloncini bianchi con la scritta “Grazie Gildo” e facendo a suo nome una donazione alla LAV, associazione animalista che aveva sostenuto in vita. «Era un testone, apparentemente brusco se non lo conoscevi a fondo, ma era quel tipo d’uomo che non ha mai mancato dî farti le sue scuse se si accorgeva di aver sbagliato o di farti un complimento se te lo eri meritato – il toccante ricordo dei dipendenti della Colombo 1933 – era un uomo d’azienda vecchio stampo, di quelli che amano provare e riprovare al tuo fianco in prima persona finché il risultato non raggiunge quello desiderato. Altrettanto note erano le sue sfuriate se qualcosa non andava per il verso giusto, perché lui era così, determinato, a volte duro, ma sincero. Ha cercato di trasmettere la sua esperienza a molti di noi, nella speranza che quanto aveva costruito non andasse perduto».

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