I commercianti di Busto: «Associazioni troppo timorose. Non contiamo più»

Giovanni Scagnelli, volto noto del commercio bustocco

BUSTO ARSIZIO – «Una città come la nostra non si può accontentare di avere un centro cittadino che inizia e finisce in via Milano». Parte da qui Giovanni Scagnelli, volto noto del commercio bustocco, il quale rimette sul tavolo un tema che in questi anni si è sempre portato con sé tanti problemi, altrettanti interrogativi, fiumi di parole e poche soluzioni o progetti concreti.

Non “pesiamo” più come una volta

Diciamolo subito, Scagnelli non si chiama fuori nell’affrontare i mali che affliggono il centro e il commercio cittadino. «Sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe sugli altri – dice – e se il “salotto” bustocco ha perso il fascino di un tempo, e non è più punto di riferimento anche per coloro che non abitano a Busto, è anche responsabilità nostra. Noi commercianti non abbiamo più il peso “politico” di un tempo e le nostre associazioni di categoria non sempre hanno la forza o il coraggio di essere interlocutori attivi sui tavoli decisionali».

Quindi? «Non c’è un commerciante soddisfatto di come vanno le cose. E – precisa Scagnelli – non mi riferisco solo all’aspetto economico. La realtà è che il centro di Busto negli anni si è come ristretto. O meglio non è mai cresciuto. Se escludiamo i 400 metri di via Milano, le altre vie limitrofe si sono impoverite di esercizi commerciali. E se chiudono i negozi il centro muore. Qualche esempio: via Roma, quasi non sembra di essere in centro. Ma anche via Mazzini, eppure è qui, a poche decine di metri».

L’Eldorado di un tempo

Mentre parla Scagnelli pensa a cos’era il centro di Busto un bel po’ di anni fa, ma sa che indietro non si torna; che insieme alla società è cambiato anche il commercio e il modo di fare acquisti. «Ma non possiamo alzare bandiera bianca – ammonisce – non possiamo continuare a dare la colpa ad Amazon, alla grande distribuzione, senza mettere in campo una reazione». Prova a toccare l’orgoglio di chi, con la propria attività, ha fatto di Busto una città punto di riferimento anche per i paesi vicini. «Oggi non ci sono dubbi su cosa scegliere tra passare un pomeriggio chiuso in un centro commerciale, dove c’è tutto, o venire in centro a Busto dove, al termine di una “vasca” in via Milano non sai più cosa fare e magari non trovato quel che cerchi. Ma il punto è proprio qui».

Allargare il centro

Bisogna fare i conti con lo shopping online e la forza attrattiva dei centri commerciali. «Ma mettere in campo soluzioni capaci di valorizzare il commercio, anche l’intera città, è un dovere di tutti». E Scagnelli mette lì anche un paio di possibili paletti di partenza. «Non si può parlare di centro allargato senza avere un progetto organico che tenga conto dello sviluppo dell’area delle Nord, ma anche della zona mercato. Oggi il piazzale degli ambulanti è zona a sé, quando invece dovrebbe fare da traino al centro cittadino. Invece chi va a fare compere al mercato poi non viene in centro». E per fare un progetto occorre uno studio, «capace di fotografare tutte le sfaccettature delle questione: da quella urbanistica, all’analisi del mercato degli immobili, senza dimenticare i servizi, i bisogni e le necessità». Infine, per fare uno studio occorre trovare anche chi possa commissionarlo e finanziarlo: «E qui – precisa Scagnelli – potrebbero entrare in campo il Duc, ad esempio. Il Distretto, infatti, ha disponibilità economica per poter intervenire».

Ricostruire la rete

«I commercianti bustocchi oggi hanno perso peso politico», conclude Scagnelli. «Torniamo a fare squadra e a spingere anche le nostre associazioni di riferimento a dare battaglia quando si decidono le cose, e non a lamentarsi quando ormai è troppo tardi».