I Do.Ra.: «Le opposizioni di Azzate prima ci avvisano e poi ci condannano»

I Do.Ra. con il loro leader Alessandro Limido (a sinistra)

AZZATE – «Non saremmo nemmeno venuti qui», hanno detto prima di andarsene dopo l’irruzione alla celebrazione del 25 Aprile ad Azzate. Ma della presenza dello striscione sono stati avvisati «da alcuni esponenti della minoranza». E, probabilmente, non avrebbero nemmeno svelato i “delatori” e diffuso la loro versione dei fatti, se non avessero letto il comunicato stampa di condanna del loro blitz (comunicato dove tra l’altro brilla l’assenza di parole come “fascismo” e “neonazismo” – visto che si sta parlando dei Do.Ra. ndr) diffuso da Azzate a colori.

«L’opposizione – dice e scrive Alessandro Limido, leader della Comunità militante dei dodici raggi – che ci ha lisciato il pelo per mesi, ci ha voluto lì il 25 aprile per usare le nostre reazioni». Insomma, «ad avvertirci, con tanto di foto dello striscione (quello con la scritta Adora e la parola “Dora” a testa in giù) sono stati proprio alcuni dei loro (di Azzate a colori) esponenti».

Il comunicato firmato da Limido

“I bambini… ci sono i bambini!”

È questo che si è detto in paese, fra le altre cose. Quindi è giusto fare chiarezza su questo punto “in primis” e, più in generale, sui fatti che ci vedono coinvolti il 25 aprile.

Ipocrisia. Questo è il termine corretto per definire tutta la questione.
Questo è l’appellativo che meritano le azioni di chi ha agito prima e di chi ha parlato dopo.
Questo è il termine che definisce le coscienze (?) di chi ha relegato alla stampa e ai commenti social i giudizi sul nostro operato.

Ogni 25 aprile la comunità di cui faccio parte e di cui ho l’onore di essere il primo servitore, commemora i caduti dei massacri nei giorni dell’insurrezione. Lo fa pacificamente come è giusto che sia nel rispetto dei defunti, che nella fattispecie onoriamo come Eroi e come Martiri.

Martedì però, rappresentanti dell’opposizione azzatese, ci avvertono che nelle loro celebrazioni congiunte al csx, in corso presso il monumento ai caduti di piazza della Pesa, “qualcuno” ha esposto uno striscione che rievoca piazzale Loreto, utilizzando il nostro nome, scritto con i caratteri che ci appartengono, raffigurato capovolto . Tipica infatti, dell’antifascismo è questa pratica ridicola e oltraggiosa di mettere sottosopra fotografie, nomi e scritti.

Finiamo pertanto le nostre di celebrazioni sotto l’inutile e attento occhio della Digos, mentre ad Azzate si consuma, sotto quello di tanti, una grave quanto inutile provocazione, in forma di attacco diretto al nostro gruppo.

“Perché?” ci domandiamo noi. Perché lanciarci un guanto di sfida tanto mirato?

Tutti sanno che le retoriche della politica più meschina come il “Non fate il loro gioco” o il “non cadete in provocazioni” le lasciamo ai rappresentanti di palazzo. Ben consapevoli che tali atteggiamenti legittimino esclusivamente l’incedere di comportamenti moralmente sempre più bassi, li abbiamo sempre rifiutati. Il compromesso è il pane dei mediocri, ci abbiamo fondato il nostro gruppo umano intorno a tale concetto.

Decidiamo quindi di muovere verso il luogo del misfatto individuando in chi espone lo striscione, (come indicatoci in modo chiaro dai rappresentanti di minoranza) giovani in forze, non certo donne anziani e bambini come scritto dai soliti giornaletti di sistema. (Per altro anche i nostri bambini ci aspettavano per pranzare insieme…).

Ecco come detto in apertura quindi che, alle nostre proteste, ci vediamo opporre la motivazione dei bimbi presenti. E allora è giusto che a questi bimbi presenti e a tutti i bimbi in generale sia insegnato il significato di esporre fotografie o frasi a “testa in giù”. Sono la rievocazione di piazzale Loreto!

[…] omissis

Un sindaco furbo che finge di non vedere tutto questo può starci antipatico e possiamo con tutti i mezzi ostacolarlo e combatterlo. Ha però il nostro rispetto quando decide di affrontarci.

L’opposizione che ci ha lisciato il pelo per mesi invece, e ci ha voluto lì il 25 aprile per usare le nostre reazioni, conoscendole, ha stupidamente sbagliato animale col quale identificarci ed ora deve stare attenta a non far sì che l’attuale nostra indifferenza non si tramuti in attenzione, perché noi rimaniamo, anche col passare degli anni, non prede ma predatori “in questa infame giungla”.
E ci fermiamo qui senza infierire perchè poi, più che “a colori” diventerebbero rossi di vergogna.