I sindaci del Milanese a Conte: «No al coprifuoco indiscriminato per i locali»

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TURBIGO – «Signor Presidente, noi non ci stiamo. In qualità di sindaci e di rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini, ci facciamo portavoce di questi ultimi e della loro sopravvivenza. Si, Signor Presidente, perché è di questo che si tratta, di sopravvivenza». Si apre così la lettera che il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, ha scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, contro i provvedimenti previsti dall’ultimo Dpcm, in particolare il “coprifuoco” alle attività commerciali dopo le ore 18.00. La lettera è stata sottoscritta da numerosi sindaci del Milanese, fra i quali Christian Garavaglia di Turbigo, Arconte Gatti di Vanzaghello, Giuseppina Berra di Cerro Maggiore. «Non ci stiamo più a subire inermi gli effetti drammatici delle misure di sicurezza – sbotta Ballarini – per noi tutti è sacro dovere morale e istituzionale tutelare l’incolumità, la salute di tutti i nostri cittadini e porteremo avanti con dignità e rispetto questo compito che mai ci saremmo aspettati dl dover assolvere. Ma riteniamo che sia ora di tutelare al massimo delle capacità e possibilità la vita delle famiglie, delle persone, duramente infettata dagli effetti drammatici scaturiti dalle misure restrittive. In particolare dissentiamo in toto sulla decisione ai imporre un coprifuoco generalizzato e indiscriminato su attività già duramente colpite. Parliamo di bar, attività di ristorazione, locali, cinema, teatri e palestre, parliamo di realtà affossate dalle ultime misure restrittive, parliamo di azioni decise dal governo che hanno demolito a tappeto il già fragile tessuto economico della nostra nazione».

Garavaglia (Turbigo): «Vanificati i sacrifici di molti»

Quello che contestano i sindaci è aver imposto la chiusura degli esercizi «senza prendere in considerazione i sacrifici fatti da queste imprese per adattarsi ai rigidi protocolli di sicurezza e sanitari» imposti dallo stesso governo: per questo chiedono «la riapertura delle attività che garantiscono i livelli di sicurezza necessari per contenere l’emergenza epidemiologica. Solo cosi – insistono – sarà possibile davvero tutelare la salute e la vita di ogni cittadino, di ogni famiglia». Infine, un appunto sui trasporti pubblici: «Ci saremmo aspettati dal governo un’attenzione maggiore sul trasporto pubblico, dove la possibilità di contagio raggiunge livelli alti e drammatici». Concetti condivisi «al 100%», fra gli altri firmatari, da Christian Garavaglia. «Negli ultimi mesi – osserva il sindaco di Turbigosi è chiesto ai commercianti di fare investimenti, di attrezzarsi e organizzarsi per una diversa logistica della loro attività, dai plexiglas alla segnaletica, al conto sui clienti che possono essere presenti nel locale, e ora gli si chiede di chiudere. È un’impostazione che fa acqua, non è corretta e non ha seguito una linea precisa e coerente. Le limitazioni per il Covid – prosegue il primo cittadino turbighese – sono ovviamente importanti perché la salute viene prima di tutto, ma le modalità in cui si è impostato l’ultimo Dpcm dovrebbero essere riviste. Perché penalizzare un ristorante che fa entrare pochi clienti e li serve a distanza? Non è questa la fonte di contagi, sono le stazioni ferroviarie e i pullman affollati. Da mesi diciamo che a settembre, con la riapertura delle scuole e la ripresa, per fortuna!, delle attività economiche i mezzi pubblici sarebbero stati il primo motivo di contatto e di contagio, ma non è stato fato nulla per risolvere questa problematica». Alcuni esercizi commerciali di Turbigo hanno aderito alla protesta pacifica in  programma oggi, mercoledì 28 ottobre: «Sono idealmente al loro fianco», dice Garavaglia.

«Dal governo troppe contraddizioni»

Da ultimo, un appunto su un metodo del governo già contestato dalla Conferenza dei sindaci dell’Alto Milanese. «Da mesi prendiamo Dpcm sulla schiena la domenica sera o il sabato, quando la struttura comunale è chiusa, per applicarli il lunedì. Un timing un po’ strano: di solito le indicazioni si danno lunedì mattina o una settimana prima. Non vogliamo fare polemica in un momento di difficoltà – conclude Christian Garavaglia – ma ci viene chiesto di fare tutto lasciando i dipendenti a casa. È veramente antitetico».

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