I volontari Acli contro lo sgombero: «Ecco come abbiamo conosciuto i nostri amici Sinti»

problemi giunta gallarate

In questi giorni, a seguito delle ingiunzioni del Comune e lo sgombero sempre più vicino, l’area comunale di via Lazzaretto 50 occupata da circa 90 sinti è tornata al centro dell’attenzione. Il terreno era stato assegnato alle famiglie nel 2007 dal Comune di Gallarate, giunta Mucci, affinché lasciassero la zona di via de Magri, da cui le si voleva allontanare. I volontari Acli del progetto di aiuto ai compiti del campo di via Lazzaretto 50, presenti lì dal 2012 con un progetto contro la dispersione scolastica, ora vogliono raccontare cos’hanno visto e vissuto lì dentro.

Riceviamo e pubblichiamo:

Un impegno per la scolarizzazione e per l’apertura del campo

Avevamo allora avuto modo, con diverse associazioni quali Acli, Caritas, Associazione San Vincenzo, Agesci, di incontrare gli assessorati ritenuti competenti ed avviato una prima ipotesi di intervento sociale presso il campo.

Il progetto aveva poi preso corpo con la presenza al campo di un gruppo di volontari in supporto all’attività scolastica e soprattutto come sensibilizzazione rispetto al valore positivo (e all’obbligo) dell’istruzione scolastica, ma anche come proposta di apertura ed incontro tra le famiglie del campo e “la città”.

Etichette fuori posto

Si approccia al tema delle famiglie del campo anteponendo spesso l’etichetta “Sinti”, a cui, nel migliore dei casi, viene fatta associare l’idea di “Altro/diverso”, nel peggiore dei casi uno stigma di “zingaro, nomade, non italiano”, quindi “straniero” “irregolare” – è vero?

Fermo restando che in ogni caso rifiutiamo qualsiasi discriminazione, verso chiunque, proprio come ci insegna la Nostra Costituzione, vogliamo chiarire che le famiglie del campo sono cittadini italiani da generazioni, residenti a Gallarate o Samarate da molte generazioni. La maggior parte ha legami culturali e storia Sinti (Sinti lombardi, Sinti Piemontesi).

Alcune famiglie sono poi aperte e intersecate con noi, alcuni dei ragazzi che frequentano il nostro momento dei compiti hanno la mamma o il papà che proviene da famiglie di origine non sinti, Gallaratesi o Bustocchi ecc… come noi.

Come volontari che da sei anni operano sul posto ci sentiamo in dovere di rispondere ad alcune affermazioni che tratteggiano la realtà del campo in modo non corretto.

“Non mandano i figli a scuola”:  è vero?

Nel tempo la situazione scolastica iniziale era andata migliorando. Diversi bambini e ragazzi migliorarono la frequenza e la qualità dei propri percorsi, pur permanendo difficoltà e alcune discontinuità. Diversi ragazzi hanno ottenuto la licenza media, alcuni si sono iscritti a corsi professionali, tra questi uno dovrebbe poter raggiungere il diploma il prossimo anno.

In questi due ultimi anni sono tornati alcuni elementi di tensione a causa di azioni legittime, ma forse affrontate ed attuate con scarsa attenzione e prudenza rispetto agli esiti sociali. Il campo, per il distacco della corrente generalizzato a tutti, è rimasto al buio ed al freddo per diverso tempo nell’ottobre-novembre del 2016. Con i disagi che possiamo immaginare.

Ciò nonostante anche quest’anno, come lo scorso, ci sono stati diversi bambini e ragazzi che hanno frequentato le classi elementari e medie. La maggior parte di essi, presenti anche al doposcuola, sono stati promossi. Certo anche qualche bocciato, qualche respinto soprattutto per scarsa frequenza.  Inoltre, anche un giovane che precedentemente aveva abbandonato ha iniziato un positivo percorso di recupero della licenza media. 

“Le famiglie del campo non sono le stesse a cui abbiamo assegnato l’area”:  è vero?

Nel frattempo, dal 2007, le famiglie del campo, come tutte, sono cresciute. I genitori a volte sono diventati nonni, i figli cresciuti si sono sposati o hanno avviato convivenze, ed hanno avuto a loro volta dei figli. Qualcuno se ne è andato e qualche anziano – e non anziano purtroppo – è venuto a mancare.

Per questo alcuni nuclei attualmente presenti “non corrispondono” all’anagrafica della prima assegnazione. Così come accade a qualsiasi altra famiglia, come accade a noi.

Questa è in generale la situazione. Senza che ciò possa essere valutato, immaginiamo, come situazione antisociale.

“Qui è tutto abusivo”:  è vero?

I nuovi nuclei familiari, spesso con bellissimi e numerosi bambini, per esigenze di spazio hanno effettivamente dovuto “arrangiarsi” posizionando qualche casa mobile in più e in qualche caso eccedendo i bordi teorici del campo (le famiglie, per proprie esigenze di sicurezza, hanno sempre chiesto che si potesse recintare in modo più sicuro, ma ciò non è mai avvenuto).

Le ingiunzioni dello scorso aprile, sembravano riferirsi ad abusi isolati. Non era facile capire quali edifici fossero ritenuti specificamente “abusivi” o meno. Le famiglie si stavano attrezzando per potere, nei limiti del possibile, “rientrare” nelle aree inizialmente assegnate. Ora le dichiarazioni del sindaco, ed alcuni segnali ricavabili da risposte e dialoghi con chi ha a che fare con il campo, sembrano delineare uno “sgombero totale”.

Un conto è riordinare, rientrare nei confini, rimuovere o sanare qualche abuso. Un’altra cosa, molto grave, è negare la residenza e l’abitazione alle famiglie, mettere i ragazzi già iscritti al prossimo anno scolastico nella condizione di non sapere dove potranno essere e frequentare la scuola a settembre, mettere degli anziani in condizione di non avere una casa.

Le assegnazioni originarie avevano una durata definita, ma non essendo intervenuti atti e comunicazioni di ritiro, sono state interpretate come rinnovate di fatto.

“E’ un fatto tecnico, non discriminatorio”: è vero?

Al di la della legittimità o meno degli atti che l’Amministrazione comunale intenderà fare, quale sarebbe l’esito che ci si propone? Quale tutela verrebbe garantita ai minori, ai disabili ed agli anziani? Quale alternativa realisticamente percorribile potrà essere proposta alle famiglie?

Qual è la ragione dell’allontanamento delle famiglie? Quali problemi hanno causato? Quale problema pone tanta urgenza nel volere ottenere l’area libera e le famiglie allontanate? Non sarebbe meglio aprire un dialogo e provare a raggiungere un obiettivo che tuteli anche i diritti e le esigenze delle famiglie?

Come cittadini siamo “rassicurati” dall’eventuale sgombero?

Oggi al campo ci sono più di quindici famiglie, molti giovani, più di venticinque bambini in età scolare o prescolare, quattro anziani.

Noi siamo preoccupati per loro e soprattutto per i bambini, i ragazzi, che vedrebbero ancora di più farsi problematico e chiuso il proprio futuro. Tutto questo non consentirà certo una migliore integrazione, una crescita di responsabilità e di competenza sociale delle famiglie e dei ragazzi. Confermerà una reciproca autoemarginazione e lascerà tensioni e persone ancora prive di strumenti e competenze sociali utili ad una reale integrazione. Ma è proprio questo che vuole l’Amministrazione di Gallarate?

Sarà proprio questo una priorità?  E’ quello che vogliono i cittadini di Gallarate?

I volontari aderiscono, per il proprio impegno al campo, ad AVAL- ACLI e ringraziano la Fondazione Acli La Sorgente e la Zona Acli di Gallarate che negli anni hanno accompagnato e sostenuto il progetto contribuendo a ricoprire i costi del materiale didattico, i costi assicurativi, quelli per le strutture e le utenze necessarie.

Ringraziamo anche il Comune di Gallarate che nel tempo ha messo a disposizione un’area interna al campo ed ha compartecipato, come noi, al progetto “Suono” 2016 grazie al quale sono stati tenuti corsi e incontri formativi a cui hanno partecipato referenti delle scuole e personale dei servizi sociali per migliorare condivisione e orientamento degli sforzi di contrasto alla dispersione scolastica. 

Auspichiamo che anche l’attuale Amministrazione possa rivedere alcune modalità per orientarsi verso programmi che consentano di conseguire risultati sul piano di una positiva responsabilizzazione delle famiglie, sul piano del contrasto alla dispersione scolastica e della regolarizzazione delle condizioni del campo o altre idonee e migliori soluzioni nella garanzia dei diritti delle famiglie e soprattutto dei bambini.

acli sgombero sinti – MALPENSA