Il contagio cresce, ma non è esponenziale. Spiraglio da Gallera, aspettando la serrata

MILANO – I numeri dell’epidemia continuano ad essere impressionante – 7280 casi positivi e 617 decessi dall’inizio dell’emergenza – ma lasciano intravedere un primo spiraglio di speranza. «Il dato dei nuovi ospedalizzati rimane costante nel tempo, circa 500 in più al giorno, e non cresce in modo esponenziale» sottolinea l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera facendo il consueto aggiornamento dei numeri del coronavirus in Lombardia. Non è ancora un segnale di ottimismo, perché «è troppo presto per capire se è un segno da prendere in considerazione», ma è «un elemento che gli statistici evidenziano. Non è un dato in crescita come alcuni algoritmi potrebbero prevedere. Ne prendiamo atto».

I numeri

È già meglio di niente, visto che il bollettino del coronavirus continua a mostrare una crescita di tamponi positivi e a lasciarsi dietro a sé una scia preoccupante di morti. Nell’aggiornamento di oggi, mercoledì 11 marzo, i casi di positivi al coronavirus sono 7.280, 1.489 in più rispetto a ieri, quando ne erano stati annunciati solo 300 perché non erano arrivate le risposte su una serie di tamponi. Meglio rifarsi ai due giorni per contare circa 1800 contagiati in più, comunque un dato in leggera diminuzione rispetto ai 1280 che erano stati registrati lunedì. Ma, come ripete ogni giorno Gallera, conta il trend più che il calcolo giorno dopo giorno. In provincia di Varese il dato aggiornato è di 75 casi positivi, contro i 50 di ieri. Tornando al bollettino regionale, gli ospedalizzati sono 3852, come detto circa 500 in più rispetto a ieri, 10 marzo. Gli isolati a domicilio 1351 (un centinaio in più). E gli altri due dati che preoccupano sono i decessi, i cui totale è arrivato a 617, circa 150 in più rispetto a ieri (anche qui un numero che si sta stabilizzando). E soprattutto i ricoverati in terapia intensiva: 560, ben 94 in più rispetto a ieri.

«Cerchiamo di salvare tutti»

«Proprio il problema delle terapie intensive è quello più stringente» fa notare Gallera, ricordando che i posti letto nei reparti di rianimazione destinati al Covid sono 610, e la rincorsa quotidiana è ad aggiungere nuovi letti negli ospedali. «Dall’inizio dell’emergenza – sottolinea l’assessore – si sono aggiunti 223 posti, tra ieri e oggi altri 43 e c’è spazio per ricavarne ancora 100-150 prima di pensare ad un’azione massiccia come un’area dedicata alle terapie intensive in Fiera o in un’altra location». Da questo punto di vista però Gallera ci tiene a sfatare una brutta voce che circola: «Non c’è alcuna linea guida per privilegiare delle persone o delle categorie d’età nell’inserimento delle terapie intensive rispetto ad altri. Il nostro personale fa delle valutazioni sulle maggiori criticità dei singoli pazienti e decide chi mettere in quella terapia intensiva e chi, considerato più resistente, può essere spostato nella terapia intensiva di un altro ospedale. È una valutazione medica che fanno dei grandi professionisti. Il lavoro dei nostri medici è teso a salvare la vita a tutti i pazienti e non c’è un medico che non stia dando il massimo per offrire il meglio delle cure».

Il ricordo di Roberto Stella

Un impegno che il sistema sanitario regionale deve anche «a tutte le persone che a causa del coronavirus non sono più tra noi». Tra cui il dottor Roberto Stella, il medico di Busto Arsizio che è venuto a mancare questa mattina, 11 marzo, e che Giulio Gallera ricorda come «punto di riferimento sul territorio per l’intero sistema sanitario lombardo, con la sua straordinaria passione nel coordinare la formazione dei medici di medicina generale. Partecipava ai nostri tavoli con dedizione, entusiasmo, dando uno straordinario contributo. Ed è triste averlo perso a causa di questa maledetta infezione, proprio lui che ha lavorato fino all’ultimo, nella massima sicurezza e dando consigli ai colleghi, fino a che non si è sentito male».

In attesa del nuovo Dpcm

E se tra le notizie che lasciano speranza c’è anche quella dei 151 giovani medici e infermieri che, rispondendo al bando di Regione, entreranno in servizio già da domani 12 marzo, la Lombardia insiste con il governo per introdurre misure più stringenti in grado di fermare l’avanzata del virus. «Ci aspettiamo nelle prossime ore un Dpcm che recepisca le richieste che abbiamo presentato di rallentare ancora di più il cuore della nostra regione – annuncia l’assessore Gallera – non vogliamo fermarlo, perché fermare il cuore della Lombardia significa fermare il cuore dell’Italia, che poi rischia di non riprendersi più, ma noi abbiamo bisogno di rallentarlo, per poter rallentare, soffocare e bloccare la crescita del virus».

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